La misura dell’uomo: un libro pieno di errori

Avete mai letto un romanzo il cui protagonista è un taccuino? Se la vostra risposta è no, allora dovreste leggere La misura dell’uomo, un giallo dove la soluzione ad un omicidio inspiegabile risiede proprio tra le pagine di quel quaderno…

La misura dell’uomo è un romanzo giallo storico del 2018 ambientato nella Milano di fine 400, scritto da Marco Mavaldi, autore italiano celebre per I delitti del BarLume.

I personaggi sono tanti e l’autore li presenta brevemente in sette pagine, ma il vero protagonista può essere identificato in un quaderno. Non un banalissimo quaderno appartenente a un qualunque membro della corte di Ludovico il Moro, signore di Milano all’epoca, ma un taccuino segreto scritto in una lingua apparentemente insensata, che però svela i suoi misteri se lo si legge con uno specchio si tratta del blocco appunti di Leonardo Da Vinci, scritto al contrario. Infatti, sebbene le vicende siano narrate seguendo vari personaggi, è come se il fulcro degli eventi, il collegamento tra fatti completamente opposte, sia proprio il quaderno di Leonardo.

Lì non sono scritti solamente i calcoli per la realizzazione di un’imponente statua in bronzo rappresentante Francesco Sforza in sella ad un cavallo, ma anche i segreti per vincere la guerra e perfino la soluzione ad un delitto apparentemente irrisolvibile…

Ma procediamo per ordine, raccontando questi tre fulcri del romanzo, partendo dal “cavallo” (così nel romanzo ci si riferisce alla statua dedicata a Francesco Sforza). La realizzazione di quest’opera è il motivo della presenza di Leonardo alla corte del Moro, promessa da anni ma che non sarà mai realizzata. Tuttavia, una mente brillante come quella di Da Vinci non è in grado di accettare una sconfitta e così userà tutti gli studi sul bronzo riportati nel suo taccuino per trasformare questo fallimento in uno dei successi bellici più grandi di Milano.

Già, proprio il segreto bellico che i duchi De Commynes e d’Orléans vogliono scoprire. I due sono emissari del re di Francia, mandati in Italia per preparare l’attacco al regno di Napoli e, prima del rientro in patria, sono ospiti di Ludovico, loro alleato nell’impresa. Oltre al voler aggiornare il loro compagno sulla situazione nella penisola, il motivo della loro visita è rubare il famigerato quaderno segreto. I duchi affideranno il compito a due servitori, i cui tentativi si rivelano quasi tutti disastrosi; anche se uno di questi porterà alla realizzazione del celeberrimo Uomo Vitruviano.

Il diario di Leonardo però non sarà solamente di aiuto all’artista; anzi, lo porterà quasi ad essere condannato dal suo signore per l’omicidio di un falsario, ex allievo di Da Vinci. Omicidio quasi irrisolvibile: nessuna traccia di violenza sul corpo della vittima, nessun movente e nessun sospettato…

Apparentemente scollegati, questi tre temi sono uniti egregiamente da Mavaldi, adottando vari stili narrativi: il flusso di coscienza per esprimere i pensieri dello scienziato, quasi come se i lettori entrassero nella testa di Da Vinci; l’italiano volgare usato da Giacomo Trotti, ambasciatore del duca di Ferrara, Ercole I d’Este, quando scrive al suo signore per aggiornarlo sugli avvenimenti di corte; i commenti diretti dell’autore, che rompendo la “quarta parete” parla direttamente a chi sta leggendo, quasi come un amico. Questo stile di scrittura misto rende la lettura del romanzo leggera e scorrevole, nonostante i numerosi personaggi presenti, tra cui il lettore potrebbe confondersi.

Per sapere se Leonardo, utilizzando il suo intuito, le sue conoscenze e l’aiuto della contessa Cecilia Gallerani riuscirà a dimostrarsi innocente trovando il vero colpevole o se i francesi si impossesseranno dei segreti leonardiani, non vi resta che leggere questo – citando l’autore nella sua nota conclusiva – “libro pieno di errori”.

Anna Pia Mascolo

Sono Anna Pia e sono una studentessa che sogna in grande. Forse questo mio “difetto” è una conseguenza del fatto che legga molto; penso che, citando Tyrion Lannister, “la mente dipende dai libri come la spada dall’affilatura”, per questo leggo. Di tutto. Dai romanzi storici ai fantasy, senza sdegnare i romanzi neri o gialli. Non ho un libro preferito ma ce ne sono molti che rileggerei volentieri, continua a leggere