FENOMENO BITCOIN: DOVE ERAVAMO RIMASTI?

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Bitcoin: la criptovaluta che ha fatto scattare in molti il recondito istinto de “the wolf of Wall street” alimentando la vana illusione di poter diventare i nuovi gotha della finanza italiana.

Salita agli onor di cronaca per il suo valore crescente (ha toccato i 19 mila dollari lo scorso dicembre), sembra oggi, spenti i riflettori dei media, nascondere alcuni aspetti oscuri in ordine alla produzione e al suo utilizzo.

Per i pochissimi che hanno alzato la mano, il bitcoin (così come altre valute: Ethereum, Ripple, Monero) è denaro elettronico il cui valore è determinato dalla legge della domanda e dell’offerta. Maggiore è la domanda, maggiore ne sarà il prezzo. Non è una moneta in senso tecnico e non è emesso, né garantito da una Banca Centrale.

La criptovaluta, infatti, viene generata attraverso l’attività di “mining”, di miniera. I minatori sono coloro che mettono a disposizione i propri computer per produrre nuova valuta e verificare le transazioni, gli scambi tra soggetti.

Il primo aspetto controverso è che, secondo le stime, l’elettricità utilizzata per una singola transazione potrebbe alimentare una casa per un mese e che l’estrazione annuale di bitcoin utilizza più corrente di un Paese delle dimensioni di Irlanda, Serbia o Bahrain.

E qui cominciano i guai: l’attività di mining è diventata, di recente, terreno fertile per i cyber criminali che, attraverso la diffusione di Trojan, hanno infettato i computer di migliaia di ignari utenti europei per sfruttarne la potenza computazionale.

Il secondo profilo che desta le maggiori preoccupazioni riguarda i processi di transazione. Poiché il sistema garantisce il massimo anonimato ai possessori di criptovaluta, è lecito supporre che siano frequenti scambi illegali di denaro, impossibili da tracciare oltre che da tassare. Un bel grattacapo per i governi!

E mentre gli esperti di tutto il mondo si dividono tra chi sostiene che il fenomeno delle criptovalute rappresenti il futuro e chi, invece, l’ennesima bolla destinata a scoppiare, alcuni Paesi come Cina e Corea del Sud starebbero pensando di ridurne drasticamente gli scambi. La sola notizia, trapelata lo scorso martedì, ha determinato un crollo del valore delle valute principali pari al 20%. Il sogno di diventare il prossimo Paperon de Paperoni è rimandato.

Pietro D'Ambrosio

Classe 1995 e svariati sogni nel cassetto. Diritto, politica e astronomia sono le mie passioni: razionale al punto giusto, nel tempo libero mi lascio affascinare dall’infinito. Passerei intere giornate a leggere classici perché in uno vi ho letto che “la bellezza salverà il mondo”. E ci credo follemente. 

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