“Noi non stiamo con Salvini”, l’appello di Rolling Stone agli italiani

La rivista Rolling Stone si è schierata contro Matteo Salvini, coinvolgendo circa 50 artisti e personaggi dello showbiz italiano. Le polemiche non sono mancate: a Rolling Stone interessa davvero la questione politica o è una strategia ben mirata di marketing?

Rolling Stone si schiera! Da ieri mattina è in edicola il numero di luglio della rivista dello showbiz italiano che con una copertina arcobaleno e con la chiara scritta “Noi non stiamo con Salvini ha deciso di prendere posizione su quello che sta accadendo in Italia. “Crediamo che oggi in Italia sia fondamentale prendere una posizione chiara, crediamo che volgere lo sguardo dall’altra parte e aspettare che passi la bufera equivalga a essere complici, crediamo, una volta di più, nel soft power della cultura pop, nella sua capacità di unire, condividere, accogliere”.
Con queste parole Rolling Stone ha presentato l’iniziativa al suo pubblico.
Grazie al lavoro di giornalisti e addetti al settore sono stati raccolti appelli e pareri di circa 50 artisti tra musicisti, attori e personaggi del mondo dello spettacolo.
Tutti con parole più o meno forti si sono schierati contro gli obiettivi del nuovo Ministro degli Interni: dalla scelta di non far sbarcare la nave Aquarius alle battute infelici su migranti, omosessuali e vaccini che troppo spesso Salvini si lascia sfuggire.

Il rapper Caparezza non le ha mai mandate a dire e nel trafiletto a lui dedicato suggerisce di ascoltare la sua canzone del 2006 Inno Verdano, dove denuncia i comportamenti della Lega (ex Nord), quando il “nemico” era il terrone e il sogno padano era fare la secessione. “È bastato spostare l’attenzione sui presunti scafisti delle ONG per cancellare più memorie del 

neuralizzatore di Men in Black”, questo il pensiero del cantante pugliese a cui sicuramente non fa paura urlare da un palco tutto ciò.
Tra i tanti firmatari dell’appello anche lo scrittore Erri De Luca e personaggi come i Negramaro, Vasco Brondi, Zerocalcare, Chef Rubio, Emma Marrone, Motta, Ermal Meta, Gabriele Muccino: un’iniziativa nobile e doverosa, che ha suscitato non poche polemiche.
In primis la risposta di Salvini che – senza pensarci due volte – ha accusato tutti di essere “radical chic” e ha invitato ad accogliere i migranti nelle proprie case. Quanta originalità, Ministro!

Ma a far riflettere è anche un’altra questione: Rolling Stone è davvero interessata alla questione politica?
Non mettiamo in dubbio la buona fede di alcuni artisti aderenti all’appello, ma gli addetti ai lavori hanno davvero fatto un lavoro pulito e ricevuto il consenso da tutti? Enrico Mentana, giornalista che compare tra i firmatari, si dissocia, non dal messaggio, ma dall’iniziativa per il quale era stato contattato e a cui aveva risposto con un no.
Perché prendere in giro i propri lettori? E perché, come Caparezza ricorda, schierarsi ora contro Salvini, quando lo si sarebbe potuto fare anni fa? Qualcuno, ad esempio, lo aveva già fatto: i napoletani 99 posse sono anni che denunciano il clima d’odio e di razzismo. Eppure nessuno degli esponenti della band è stato citato. 

Rimane, perciò, un dubbio: l’intenzione di Rolling Stone è di voler cavalcare l’onda e quindi questa è l’ennesima strategia mirata di marketing o è arrivato davvero il momento di ricordare che tra i diversi e validi utilizzi della musica e dello spettacolo vi è anche quello di strumento per denunce sociali?
Noi speriamo ovviamente nella seconda ipotesi, ma la vicenda è ancora aperta. E solo i fatti dopo le parole ci aiuteranno a togliere ogni dubbio!

Mariasofia Mucci

"In direzione ostinata e contraria" come Fabrizio De André.  Ascolto troppi dischi, vado a molti concerti e riverso le mie sensazioni su fogli Word scritti in Helvetica. La mia musica è sempre lì: tra i miei abissi e le mie montagne, pronta ad accogliermi come un vinile di Chet Baker. Faccio liste che lascio sparse in giro per casa, perché mi aiutano a mettere in ordine i pensieri, le idee e i film che devo assolutamente vedere prima di morire. Mi piacciono: la politica che mi fa sentire viva, le storie dei matti e le storie folli, i luoghi abbandonati, Kurt Cobain, la violenza sul grande schermo, i tatuaggi, i nei, il mare d’inverno, l’Islanda e l’Africa, il numero 7 che mi ricorda che ci si può dedicare una vita intera alle passioni, Peaky Blinders e Vikings, la mia Albania, perdermi tra le Chiese e i vicoli di Napoli, l’orgoglio che ci metto nel dire che sono del Sud, il giradischi che ho comprato lavorando per qualche mese ad Amnesty International e la mia (ancora piccola) collezione di vinili.