Tra le luci e le ombre delle sue foto: intervista a Giulia Cirella

Giulia Cirella è una giovane fotografa abatese, provocatoria, intrigante e affascinante. Cosa c’è dietro l’artista e la sua arte? Noi di Tutta n’ata storia l’abbiamo intervistata per scoprire dove e quando è nata la sua passione, a chi si ispira… e molto altro! 

Giulia: una ragazza abatese di 21 anni appassionata di fotografia. Parte così la sua storia. Ma il suo impegno, la sua dedizione e la sua passione si sono spinte sempre più avanti, sono cresciuti con lei. E, così, alcuni degli scatti che posta generalmente sul profilo Instagram @Drinkuph sono finiti per essere i protagonisti della sua prima mostra fotografica “Introspettiva”. Per scoprirne di più sia sulla sua arte che sulla sua visione riguardo a determinate tematiche, abbiamo deciso di fare due chiacchiere con lei.  

C’è stato un momento preciso della tua vita in cui è scoccata la scintilla con la fotografia o, in qualche modo, è una passione che hai sempre avuto?
Sono sempre stata appassionata di fotografia, ma ho iniziato a scattare in maniera seria a 18 anni. Prima ritraevo per lo più monumenti e paesaggi usando tablet o telefonini, e ho cominciato anche a sperimentare col nudo; ma non avendo le luci né supporti adatti, lo vedevo più come una prova che come un vero e proprio nudo artistico. Dopo aver ricevuto la mia prima Nikon per il mio diciottesimo compleanno, ho iniziato a costruire un piccolo studio in casa. Per ora contiene solo l’essenziale: un telo nero, qualche luce, dei pannelli e un treppiede; spero di riuscire ad attrezzarlo sempre meglio col tempo.    

Santa Lucia

Le tue foto hanno un’atmosfera sotto certi aspetti “cupa”, caratterizzata da luci drammatiche e sfondi scuri. Come mai? Hai mai pensato di provare stili diversi?
Le luci sono molto caravaggesche. Questo perché, soprattutto all’inizio, ho avuto da quel tipo d’arte molta ispirazione. Col tempo, poi, sono diventate una restrizione per via del poco spazio a disposizione. Il mio piccolo studio mi limita molto a composizioni semplici, per lo più ritagli da ritratto. Vorrei potermi sentire più libera e dedicarmi a foto da posa, ma per questo dovrò aspettare di avere un posto più grande. Le foto all’esterno non mi danno la stessa soddisfazione di quelle all’interno, soprattutto perché, per impegni personali, ho problemi nel poter scattare nel posto giusto con la persona giusta nel momento in cui la luce è migliore.  

Disregolazione emotiva

Basta seguire il tuo profilo Instagram per accorgersi che, in molte delle foto, si trattano temi sociali. Raccontaci un po’ di cosa parlano i tuoi scatti…
Mi occupo principalmente di temi sociali e psicologici, usando sempre allegorie e simbolismi “oscuri”. Per questo motivo tutto va interpretato, partendo però con la consapevolezza che non si riuscirà mai ad avere la certezza che ciò che si pensa sia corretto. Trovo che Santa Lucia ne sia un chiaro esempio: è la reinterpretazione del sacro, ma in chiave completamente diversa, tra poliamore, LGBTQ+ e, più in generale, empatia. Inoltre, sono stata io stesso soggetto delle mie foto, come in Disregolazione emotiva, anche perché molte persone sono restie agli scatti di nudo. I primi nudi nel mio studio sono stati una prova: esternai, rendendole drammatiche, le emozioni che provavo in quel momento e scattai. Sono fotografie molto intime a cui tengo particolarmente: guardandole mi sento libera, in un certo senso. 

Oltre alla fotografia, hai altri sfoghi artistici?
Mi piace molto scrivere, anche se ultimamente sto abbandonando questa pratica. Penso che sia utile è anche la danza, però la sento limitata: i maestri sono troppo legati alla tradizione, spesso togliendo spazio alla tua libertà di allievo, e sono pochi quelli che si mettono in gioco. Inoltre non essendo stata costante, non mi sono mai sentita maestra di quell’arte e trovo difficile esprimermi con essa.  
Con la fotografia è stato un percorso diverso, anche perché sono totalmente autodidatta; ma ammetto di avere molte lacune da colmare. Fotografare mi ha aiutata ad aumentare la mia autostima a livello artistico. Sono orgogliosa di ogni mio scatto: anche se “sbagliato”, mi fa sentire capace, come se stessi usando un linguaggio solo mio.  

Censura

Restando nel mondo della fotografia, ti ispiri a qualche artista in particolare?
Mi ispiro molto ad Arsenico, artista napoletano che seguo su Instagram, e a Robert Mapplethorpefotografo degli anni ’70 che, pur non essendo un attivista, ha usato molti soggetti queer e composizioni “spinte”, con nudo sia maschile che femminile, foto di bondage e alcune torture vere e proprie. Era appassionato di anatomia umana e spesso usava fiori per simboleggiare varie parti del corpo. Mi è rimasto molto impresso il modo di osare: alcune sue foto sono scandalistiche ancora oggi, soprattutto i nudi maschili, visti sempre con più stupore rispetto a quelli femminili. Questo mi spinge a voler rivisitare Censura, foto dove ogni parte della modella è coperta tranne il seno, creando la versione maschile.   

A proposito di nudi e “censura”, gli scatti pubblicati sul tuo profilo Instagram sono – per le regole del social – censurati. Come ti rapporti, appunto, alla censura?
Trovo abbastanza fastidioso dover censurare, penso che tolga bellezza alla foto originale; ma per non avere problemi di segnalazioni, per il momento devo farlo per necessità. Credo che i social levino molto all’arte in generale e, in certi casi, limitino tantissimo la libertà di espressione personale. Trovo ciò paradossale, visto soprattutto che sono nati anche per questo, oltre che per poter socializzare. Il web dovrebbe essere molto più libero, a meno che ovviamente non si intacchi la libertà di altre persone. Io sono libera di poter postare questa o quella foto, così come persone a cui danno fastidio i miei post sono liberi di non seguirmi.  

  

Quella di Giulia Cirella è una visione della fotografia e del mondo circostante piuttosto chiara nella sua “oscurità”. Speriamo di esservela riuscita a raccontare per quanto possibile, e vi consigliamo di iniziare (o continuare) a seguire questa giovane artista emergente, con la premessa – e la promessa! – di guardare le sue opere nella giusta luce. 

 

Anna Pia Mascolo

Sono Anna Pia e sono una studentessa che sogna in grande. Forse questo mio “difetto” è una conseguenza del fatto che legga molto; penso che, citando Tyrion Lannister, “la mente dipende dai libri come la spada dall’affilatura”, per questo leggo. Di tutto. Dai romanzi storici ai fantasy, senza sdegnare i romanzi neri o gialli. Non ho un libro preferito ma ce ne sono molti che rileggerei volentieri, continua a leggere