Verso il 21 marzo: vi raccontiamo di… Simonetta Lamberti

Una calda giornata di fine maggio del 1982 e il pomeriggio trascorso su una spiaggia di Vietri, con il papà. Simonetta Lamberti, 11 anni, non tornò più a casa: sulla strada di ritorno verso Cava de’ Tirreni, incrociò la diabolica ferocia della camorra. Vi raccontiamo la sua storia.

La camorra, quella vera, non uccide mai le donne” scrive Roberto Saviano nel suo celebre Gomorra, riportando le parole di Immacolata Jacone, moglie del boss Raffaele Cutolo. Si sbagliava, donna Immacolata: il marito, “o’ prufessore”, è considerato uno dei responsabili della morte di Simonetta Lamberti e mandante dell’attentato che avrebbe dovuto colpire il giudice Alfonso Lamberti, padre di Simonetta, punibile per i rigidi provvedimenti emessi nei confronti dei cutoliani.

LA STORIA
È il 29 maggio 1982, fa caldo a Cava de’ Tirreni. Il giudice Lamberti e la figlia Simonetta decidono di trascorrere il pomeriggio in spiaggia, a Vietri, distante pochi chilometri da casa. Prendono un gelato, si godono il tepore del sole. Sulla via del ritorno, Simonetta si sdraia sui sedili posteriori dell’auto e si addormenta. Sono le 16:30 quando il giudice nota due auto, una Fiat 127 bianca e un’Audi nera, avvicinarsi e affiancare la sua vettura. Dalla Fiat partono decine di colpi di pistola che feriscono l’uomo alla spalla e alla testa. Un proiettile fatale raggiunge il cranio di Simonetta, lasciandola in una pozza di sangue. Vana la corsa in ospedale: la piccola si spegne all’età di 11 anni.

LUCI ED OMBRE
La vicenda di Simonetta si inserisce nel contesto degli anni di piombo della camorra, tristemente noti per la guerra tra la Nuova camorra Organizzata, di Raffaele Cutolo, e la Nuova Famiglia, di Carmine Alfieri e Pasquale Galasso. Una storia dai tratti oscuri che vede protagonista l’ambigua figura di Alfonso Lamberti, procuratore di Sala Consilina, entrato nel mirino dei camorristi a causa del suo pugno di ferro contro la criminalità organizzata. La morte della figlia fece sprofondare l’uomo in un baratro: venne accusato di aver condotto indagini personali e di aver incontrato più volte Salvatore Di Maio, figlioccio di Cutolo, per conoscere i nomi dei killer dell’agguato. Fu clamorosamente arrestato nel 1993 sulla base delle dichiarazioni del pentito Pasquale Galasso che lo indicava come “organico alla camorra” perché, secondo il boss, avrebbe mitigato alcune sentenze avverse al clan Alfieri in cambio di denaro e avrebbe commissionato attentati dinamitardi nei confronti della moglie, sospettata di tradimento.

I PROCESSI
L’omicidio di Simonetta è rimasto impunito per oltre trent’anni. Nel 1987, furono condannati tre uomini (Francesco Apicella, Carmine Di Girolamo e lo stesso Salvatore Di Maio), assolti poi in appello.
Nel 2011 la svolta: l’indagine venne riaperta grazie alla confessione di Antonio Pignataro, il quale dichiarò di aver fatto parte del commando insieme ad altri due sicari, entrambi morti. “Voglio liberarmi di un macigno”, avrebbe detto ai magistrati che lo interrogarono. Nel 2015 fu condannato a 30 anni, ma il movente resta ancora velato.

LA MEMORIA
La città di Cava ha eretto un monumento in onore di Simonetta e le ha intitolato lo Stadio. Un anno dopo il tragico evento, il Presidente Pertini volle recarsi in città per scoprire una targa commemorativa. Il ricordo di Simonetta Lamberti e delle altre vittime della mafia è tenuto vivo dalla rete di associazioni Libera, che ogni anno, il 21 marzo, celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno. Alla bambina è stato dedicato un presidio a Mercato San Severino.

La mafia è una piovra che si insinua nelle pieghe della società, si trasforma e infetta ciò che tocca; è subdola e falcia vittime innocenti. La nostra arma è la conoscenza: è questo lo scopo del nostro speciale “Verso il 21 marzo”.

Continuate a seguirci!

 

FONTI:

“Dramma di un giudice discusso, sospeso perché troppo geloso?” – La Republica 29/01/1992
“Nasce un presidio di Libera per ricordare Simonetta Lamberti” – La Repubblica 7/03/2014
“Vivi, Nomi da non dimenticare” – Libera
Wikipedia

Un ringraziamento a Libera Angri per il materiale informativo fornitoci

 

Pietro D'Ambrosio

Classe 1995 e svariati sogni nel cassetto. Diritto, politica e astronomia sono le mie passioni: razionale al punto giusto, nel tempo libero mi lascio affascinare dall’infinito. Passerei intere giornate a leggere classici perché in uno vi ho letto che “la bellezza salverà il mondo”. E ci credo follemente.