“Il sistema di accoglienza in Italia”: un libro per provare a capire

Si terrà sabato 13 ottobre alle 18:00 la presentazione del libro “Il sistema di accoglienza in Italia: esperienze, resistenze, segregazione”. Appuntamento alla libreria Don Chisciotte, situata ad Angri in via da Procida 15.

Tutta n’ata storia torna a collaborare con la libreria Don Chisciotte, piccola realtà indipendente nata ormai due anni fa ad Angri. Tra le mura e gli scaffali di quell’oasi tanto cara ai lettori, sabato 13 ottobre alle 18:00 saremo presenti per prendere parte alla presentazione de “Il sistema di accoglienza in Italia: esperienze, resistenze, segregazione”. Sulla scia dell’inchiesta a tema immigrazione che abbiamo condotto nei mesi scorsi tra le strade del nostro comune, ci spostiamo di qualche chilometro e proviamo ad allargare gli orizzonti della nostra indagine. L’obiettivo resta quello di sempre: conoscere, discutere, confrontarsi e provare a capire, uniche azioni che ci sembrano davvero utili per contrastare il dilagare degli stereotipi. Qui tutte le informazioni sull’evento.

 

IL LIBRO

Non sui migranti ma con i migranti. È così che nasce “Il sistema di accoglienza in Italia: esperienze, resistenze, segregazione”, il libro curato dal ricercatore Gennaro Avallone e edito da Orthotes. Un testo scritto a più mani, in cui il racconto tradizionale del fenomeno migratorio viene rovesciato attraverso i contributi di chi ha visto, toccato, combattuto o subito in prima persona le contraddizioni del sistema di accoglienza in Italia. Più voci si fondono tra le pagine: attivisti, operatori di Cas e Sprar, ex richiedenti asilo oggi mediatori culturali, avvocati, studiosi, ricercatori. Punti di vista differenti per disegnare un quadro completo della situazione italiana, tracciandone i contorni e definendone i dettagli, dagli aspetti legali, tecnici, burocratici, fino al problema sociale e culturale di un’Italia frammentata tra chi vede nell’immigrazione un business, chi un’invasione e chi la naturale trasformazione di un mondo che va sempre di più verso multiculturalità e mescolanza. Pubblicato in una delle estati più calde degli ultimi anni dal punto di vista del dibattito e della propaganda sul tema, il libro curato dal professore di sociologia dell’Università degli Studi di Salerno non vuole solo essere una raccolta di informazioni e riflessioni, ma si pone tra gli obiettivi quello di formulare proposte concrete per migliorare il sistema di accoglienza in Italia.

Gennaro Avallone

Ed è un sistema dalle mille falle quello che viene fotografato: il business di chi si arricchisce accogliendo e sfruttando, il razzismo istituzionale di una politica che delega e controlla poco, e la minorizzazione costante del richiedente asilo, ridotto a incapace da accudire alla meno peggio, senza tenere conto delle competenze che ha già acquisito, dei lavori che ha già fatto e delle aspirazioni con cui è arrivato. L’immigrato – per l’italiano medio – non è mai stato migrante e non è mai emigrato. La sua storia è iniziata nell’istante in cui ha “invaso” il territorio europeo. È questo che emerge dal testo. Nelle ultime pagine l’osservazione individuale del sistema d’accoglienza lascia spazio alla costruzione collettiva di un’alternativa. Il libro si chiude infatti con la trasposizione diretta di una chiacchierata in cui gli autori si confrontano sull’argomento. Cas o Sprar? Che ruolo dovrebbero avere i mediatori culturali? Cosa si può davvero fare contro il caporalato? Come opporsi al dilagare della xenofobia? Domande a cui si tenta di trovare risposta rintracciando i pezzi del puzzle nelle esperienze di ciascun partecipante alla discussione. È qui il punto di forza della pubblicazione: l’accoglienza dei richiedenti asilo viene raccontata e commentata da chi accoglie e da chi ha chiesto asilo; non da politici, non da giornalisti, non da pendolari esasperati dai troppi stranieri a Piazza Garibaldi. Uno sguardo dall’interno e una presa di coscienza comune verso la necessità di un cambiamento che vada nella direzione di una reale giustizia sociale, imprescindibile perché in Italia si possa ancora parlare di “Stato di diritto”.

Recensione pubblicata in forma ridotta sul quotidiano La Città di Salerno.

 

Valentina Comiato

Un incastro di contraddizioni croniche, a partire dal fatto che potrei scrivere di qualunque cosa ma che vado in crisi se si tratta di parlare di me. 30 anni, copywriter, giornalista e marketing manager. Laureata in lingue perché affascinata da tutto quello che non somiglia al posto in cui vivo. Sarà perché vivo in un paese piccolo, dove per i sogni a volte sembra non esserci spazio, allora ogni tanto vorrei infilarli in valigia e portarli con me all’estero. Viaggi brevi però, perché credo anche nelle radici, continua a leggere