Il talento nascosto di Filh

Abbiamo incontrato Filh, l’artista abatese che non ti aspetteresti di ascoltare. I progetti futuri, i sogni e le speranze di una ragazza che ha deciso di fare musica. 

Filomena Carraturo, in arte Filh, è una giovane cantautrice abatese che, però, da alcuni anni si è trasferita a Roma dove vive, lavora e produce musica! Noi di “Tutta n’ata storia” abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con lei per farci raccontare un po’ della sua storia, perché i talenti nostrani vanno sostenuti e fatti conoscere. D’altronde, anche a noi la prima cosa che è venuta in mente quando l’abbiamo ascoltata è stata: “Ma dov’era nascosta?”.

Prima di Filh c’erano i Natural Image, un progetto completamente diverso da quello attuale e di cui Filomena era la voce. I Natural Image sono stati per lei la classica gavetta, la rock band che ti porta a suonare su palchi importanti (tra cui anche quello del Pummarock) e quella che ti forma più di qualsiasi corso teorico di musica. Dopo un po’ di anni di fermo, poi l’idea illuminante e la voglia irrefrenabile di creare qualcosa da capo, qualcosa di nuovo, che esprimesse al meglio il suo essere e la sua esperienza attuale. È così che è nata Filh, “da un bisogno: quello di esprimere tutto quello che vivo, sento e provo attraverso la musica, senza alcun tipo di limitazione. È il modo che ho di esternare la mia arte, i pensieri, le sensazioni…come in un diario, spontaneamente”, ci ha raccontato.
L’incontro con i produttori Mattia de Masi (MDM) e James (Diemond Beatshanno poi fatto il resto: un primo singolo Strangers”, che suona molto oltreoceano, e il lancio di un video dalle atmosfere decisamente dream (e che potete visualizzare scorrendo la pagina).
Ecco perché al primo ascolto ci siamo chiesti, appunto: “Ma dov’era nascosta?”.  Ascoltare una sua canzone è un viaggio tra la voce potente e l’elettronica fatta di ricerche e nuove sonorità sfacciatamente pop!

Nel 2019 sarà pubblicato il suo primo ep: una sintesi perfetta di tutto quello che Filh vuole rappresentare. La fase di scrittura è ancora in corso, perché “più si va avanti, più le esperienze cambiano e ti vien voglia di togliere qualcosa o aggiungere altro! Ogni traccia sarà diversa dall’altra; ognuna racconterà in modo diverso una storia, un’esperienza, un mood.”
Quello che fa Filh è essere semplicemente sé stessa, non segue nessuna moda, ed è per questo che scrive e probabilmente pensa in inglese. Giura che ci ha provato a scrivere in italiano e ad adattare la sua voce e la sua musica, ma il risultato ancora non è dei migliori. Chissà se in un futuro sarà proprio lei a dare la scossa che spetta all’Italia, ancora poco pronta ad aprirsi ad un mercato così vasto, come quello in cui si colloca Filh.
Per questo quando le abbiamo chiesto se la nostra nazione stesse muovendo qualche passo in avanti verso il genere ha citato artisti come Federica Abbate e Giorgieness, due delle voci femminili più interessanti del nuovo panorama pop italiano, abituato per troppo tempo alla voce della Pausini: con l’augurio e la provocazione che un giorno “Sanremo sarà pronta a ospitare artisti come noi”.  

Insomma un giovane talento che sa dove vuole arrivare e che ha le idee ben chiare su come collocarsi lì e a cui la realtà abatese, a volte, è stata fin troppo stretta; ma con la maturità di adesso ed osservando i cambiamenti da lontano ci ha detto che, forse, il nostro piccolo paese tanto piccolo non è. Esistono moltissime attività culturali territoriali che hanno probabilmente accresciuto il senso di appartenenza dei ragazzi che oggi ci vivono. Ed è una cosa che apprezzo moltissimo e di cui sicuramente usufruirei se abitassi ancora lì. In fondo è lì che ho iniziato!”.
Ed è anche qui che ci auguriamo venga capita e apprezzata: i giovani talenti vanno sostenuti e, poi, in quanti avrebbero detto che pure a Sant’Antonio Abate nascono le popstar?!

Vi lasciamo qualche link utile per ascoltare la musica di Filh e per non perdere di vista le novità:
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Buon ascolto!

Mariasofia Mucci

"In direzione ostinata e contraria" come Fabrizio De André.  Ascolto troppi dischi, vado a molti concerti e riverso le mie sensazioni su fogli Word scritti in Helvetica. La mia musica è sempre lì: tra i miei abissi e le mie montagne, pronta ad accogliermi come un vinile di Chet Baker. Faccio liste che lascio sparse in giro per casa, perché mi aiutano a mettere in ordine i pensieri, le idee e i film che devo assolutamente vedere prima di morire. Mi piacciono: la politica che mi fa sentire viva, le storie dei matti e le storie folli, i luoghi abbandonati, Kurt Cobain, la violenza sul grande schermo, i tatuaggi, i nei, il mare d’inverno, l’Islanda e l’Africa, il numero 7 che mi ricorda che ci si può dedicare una vita intera alle passioni, Peaky Blinders e Vikings, la mia Albania, perdermi tra le Chiese e i vicoli di Napoli, l’orgoglio che ci metto nel dire che sono del Sud, il giradischi che ho comprato lavorando per qualche mese ad Amnesty International e la mia (ancora piccola) collezione di vinili.