I rappresentanti dei Tifosi Juventini abatesi: “Noi, il nostro gruppo e la nostra passione”
Un mese fa, in occasione del match Napoli-Juve, abbiamo dato il via all’iniziativa #NAPOLIJUVEÈTUTTANATASTORIA: un modo, tra l’altro, per conoscere meglio il Club Napoli e il Gruppo Tifosi Juventini di Sant’Antonio Abate. Una prima parte dell’intervista ai rappresentanti dei due schieramenti, dedicata per lo più alla partita e al mondo del calcio, è già stata pubblicata; oggi vi postiamo la seconda ed ultima parte.
Alcuni nemmeno lo sapevano, lo hanno scoperto con la nostra intervista del mese scorso. Cosa? Che a Sant’Antonio Abate esiste un punto di tifo bianconero. Non un vero e proprio club, ma un gruppo comunque ben organizzato di supporter della Juve. A Raffaele Acampora, Filippo Alfano e Antonio Emanuele Maria Fattoruso, alcuni dei rappresentanti dei Tifosi Juventini Abatesi, nella prima parte dell’intervista che già avete letto, abbiamo fatto domande sulla loro realtà, sul calcio giocato e su tematiche non propriamente calcistiche ma altrettanto importanti. Ci hanno, però, raccontato tanto altro. Volete scoprirne di più? Leggete la seconda parte delle loro dichiarazioni!
Chiariteci meglio una cosa: questo è o non è un Club Juve?
Emanuele – Non possiamo parlare di Club Juve Sant’Antonio Abate, perché unirsi alla miriade di Club ufficiali legati alla Juventus non è burocraticamente un processo semplice. Diciamo che abbiamo iniziato a creare una base e, in un futuro non troppo lontano, chissà…
Allora che cos’è, di fatto, questo punto di tifo bianconero sul territorio e come e perché è nato?
Emanuele – Un paio di anni fa abbiamo costituito “fisicamente” un gruppo nato virtualmente sui social. Lo abbiamo fatto in maniera molto semplice: iniziando ad incontrarci, a vedere qualche partita insieme e a festeggiare gli scudetti vinti. Abbiamo deciso, insomma, di condividere praticamente una passione.
Raffaele – Per iniziare, vista la lunghezza dei tempi richiesti per fondare un Club autonomo come dicevamo prima, abbiamo deciso di costituirci come sezione distaccata dello Juventus Official Fan Club di Alife (CE).
Come si può diventare parte del vostro gruppo?
Raffaele – Basta contattarci. Non è per nulla complicato, anzi. Pochi minuti e si è uno di noi. Noi membri del Gruppo Tifosi Juventini Abatesi – che siamo circa cento – vediamo le partite insieme e, soprattutto, ci organizziamo per andare allo stadio. Raggiungere Torino, così come trovare i biglietti per lo Stadium, può essere difficoltoso; con la mediazione di un punto di tifo organizzato si ottimizzano sicuramente i tempi.
Siete già stati artefici di qualche iniziativa sul territorio?
Emanuele – Lo scorso anno abbiamo collaborato col Club Juve di Angri per organizzare la cena di Natale al Grand Hotel La Sonrisa, portando a Sant’Antonio Abate tre grandi campioni del passato bianconero. Poi, a novembre siamo stati impegnati nella realizzazione di un triangolare allo stadio comunale abatese, in collaborazione con la squadra della città; una manifestazione contro bullismo e razzismo, che ha visto una parte del ricavato donata al nostro Centro Parrocchiale.
Qual è il momento più bello che avete vissuto da componenti di questo gruppo?
Filippo – Il gruppo, ufficialmente, è nato da poco, quindi possiamo citare lo scudetto dello scorso anno che abbiamo festeggiato insieme. Poi, ognuno di noi, ha il momento preferito della sua personale storia da tifoso, che va oltre tutto. Io, ad esempio, ho amato tantissimo la Juventus di Platini…
E qual è la partita più bella in assoluto della Juve che ricordate?
Emanuele – Per me, quella con l’Inter dello scorso anno. Avevo deciso di non vederla, ero a casa di un mio amico che non segue il calcio, ma mentre lui era in bagno decisi di sbirciare in tv: eravamo sotto 2-1 e pensai che avremmo perso lo scudetto; in due minuti, la ribaltammo… incredibile!
Raffaele – Io vado indietro nel tempo: era il 1997, dopo aver battuto 6-1 il Milan in trasferta, la Juve sconfisse un fortissimo Ajax ad Amsterdam per 2-1.
Filippo – Ricordo con grande emozione la finale di Coppa Intercontinentale del 1996, disputatasi a Tokyo contro il River Plate: goal di Del Piero all‘81esimo, una goduria.
Ci sapreste raccontare, invece, il momento esatto in cui avete capito di essere tifosi della Juve?
Emanuele – Io ho iniziato ad appassionarmi davvero alla Juve quando era in serie B, ricordo la prima partita: Rimini-Juve 1-1, il debutto in serie B nel 2006. Tanti si sono innamorati dei bianconeri per le vittorie conquistate, io li ho incontrati nel momento della sconfitta.
Filippo – Diciamo che anche io, come Emanuele, mi sono innamorato della Juventus in una sconfitta: era il 25 maggio ‘83 e la Juve perse l’allora Coppa dei Campioni contro l’Amburgo ad Atene; avevo dieci anni.
Raffaele – Io, invece, non riesco ad individuare un momento preciso. È una passione che è nata con me, la sento mia da sempre.
Avete qualche rito scaramantico quando vedete la partita della Juve?
Siamo pur sempre juventini napoletani. C’è chi la guarda in religioso silenzio, chi si veste bene come se stesse uscendo con una bella ragazza, chi ha riti diversi a seconda dell’avversario…
“Siamo pur sempre juventini napoletani”: una frase che per tanti assomiglierà quasi ad una bestemmia, ma che in questo caso non può che rimandare ad un simbolico messaggio di unione. Perché dalle parole di questi tre rappresentanti del tifo bianconero abatese è facile capire come l’amore per il calcio, anche quando non è a colori, è sempre amore.
“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate.
Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere