Endometriosi: conosciamo la malattia invisibile

Marzo è stato il mese della consapevolezza dell’endometriosi… ma cosa comporta questa malattia? Noi ce lo siamo chiesti e, con l’aiuto della dott.ssa Antonella Tartaglione, abbiamo risposto ad alcune delle domande più frequenti su questo problema, partendo dai primi sintomi fino ad arrivare a modi per poterli attenuare.

L’endometriosi è una malattia cronica che colpisce molte donne in età fertile, portando, se non trattata correttamente, a gravi problemi di salute. Nonostante l’elevata diffusione, questa patologia non è molto nota. Per questo abbiamo deciso di porre alla dott.ssa Tartaglione, ginecologa abatese che già negli anni scorsi ci ha dato una mano a capire di più su alcune tematiche del suo ambito (ricordate l’opuscolo informativo sull’HPV?), nove domande essenziali riguardo l’endometriosi, sia per educare chi non la conosceva, sia per dare qualche consiglio a chi ne soffre. 

  1. L’endometriosi, nota anche come “malattia invisibile”, colpisce le donne in età fertile, quali sono i sintomi e qual è la percentuale di persone colpite?

L’endometriosi è una malattia cronica che consiste in forti dolori durante le mestruazioni, il rapporto sessuale, alla minzione e alla defecazione e alcune pazienti riportano anche sangue in urine e feci. Altri sintomi possono essere astenia, lieve ipertermia e, in alcuni casi, depressione. Sebbene il dolore sia persistente, può intensificarsi in prossimità e durante il periodo mestruale. Questa non è una malattia molto conosciuta nonostante circa il 10-15% di donne in età fertile ne soffra, per un totale di 3 milioni di italiane tra i 25 e i 35 anni, anche se la patologia può presentarsi in fasce di età più basse.

 

  1. Se non trattata correttamente, quali complicanze può portare?

 Le complicanze più gravi dell’endometriosi sono sub-fertilità o infertilità, infatti si stima che il 30-40% delle donne infertili soffra di questa patologia. Inoltre l’impatto della malattia è alto ed è connesso alla riduzione della qualità della vita e all’aumento dei costi diretti e indiretti. Tuttavia, grazie a una pronta diagnosi e a un trattamento tempestivo, si può prevenire l’infertilità e migliorare la qualità della vita della paziente.

 

  1. È una malattia difficile da individuare? Come la si può diagnosticare?

 Esistono vari metodi per poterla diagnosticare, tra cui la risonanza magnetica, utilizzata solo se l’endometrio non interessa gli organi dell’intestino o dell’uretere; questo non è il metodo più efficiente in quanto, come l’ecografia, non riesce ad evidenziare la presenza di cisti molto piccole. Più efficace è senz’altro la laparoscopia, che permette di individuare cisti anche di piccole dimensioni; tuttavia, essendo un metodo invasivo ed effettuato in anestesia totale, non è quasi mai la prima scelta.

La tecnica diagnostica con cui si preferisce intervenire nello studio dell’endometriosi è l’ecografia transvaginale (TVS), che, stando alla letteratura medica, vanta un riconoscimento degli endometriomi ovarici molto elevato.

 

  1. Sono solamente donne ad essere affette da questo disturbo?

 Si. È una malattia benigna cronica e ricorrente, caratterizzata dalla presenza e dalla proliferazione di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina. Il tessuto endometriosico è estrogeno-dipendente e va incontro a processi infiammatori acuti e cronici che coinvolgono più organi, non solo pelvici. L’ormono-dipendenza giustifica la regressione della malattia endometriosica con la menopausa o negli stati di amenorrea.

 

  1. Stando alla testimonianza di molte donne, spesso il problema viene sottovalutato, venendo scambiato per un ciclo doloroso o, addirittura, accusando la paziente di avere poca tolleranza al dolore. Quanto pensa che una diagnosi sbagliata possa scoraggiare a cercare quella corretta?

È molto importante che, sin dalla più giovane età, le donne debbano sapere che dolori mestruali estremi e durante i rapporti non sono normali e che non devono essere taciuti. Purtroppo la limitata consapevolezza della patologia è causa del grave ritardo diagnostico, valutato intorno ai sette anni; ma questo non deve fermare la paziente a cercare l’aiuto di un professionista nel caso senta ci sia qualcosa di sbagliato nel suo corpo, soprattutto se ci sono parenti che soffrono di questo disturbo. I medici di medicina generale e i ginecologi operanti sul territorio sono le figure strategiche per una pronta diagnosi e un trattamento in grado di migliorare la qualità di vita e prevenire l’infertilità:in caso di dubbio bisogna rivolgersi a loro.

 

  1. Esiste una cura o un modo per convivere serenamente con l’endometriosi? 

L’endometriosi è  una condizione cronica e progressiva, va dunque tenuto conto delle esigenze di ogni paziente per poterla trattare; non solo profilo di tollerabilità, ma anche età e potenziale di fertilità, senza dimenticare, ovviamente, l’efficacia clinica della terapia. È fondamentale che la donna sia coinvolta e consapevole di ogni possibile piano di trattamento, medico o chirurgico.

Essendo la chirurgia citoriduttiva e non curativa, oltre a essere gravata da notevole impatto sulla funzionalità ovarica e quindi sulle chance riproduttive della paziente, raramente viene considerata come prima scelta terapeutica: è doveroso adottare un atteggiamento clinico volto a prevenire ripetute aggressioni chirurgiche.

 

  1. Ci sono dei comportamenti da evitare o abitudini da incoraggiare per poter attenuare i sintomi di questa malattia? 

Come già detto, l’endometriosi è una malattia cronica, dunque uno stile di vita più salutare può modificare positivamente l’andamento della malattia, riducendone i sintomi. Una buona alimentazione, ricca di fibre e vitamine, così come attività fisica regolare sono atteggiamenti da incoraggiare; invece bisogna ridurre l’assunzione di proteine di origine animale e astenersi dal fumo per poter migliorare la propria qualità di vita.

 

  1. Cercando su internet la parola “endometriosi”, tra i primi suggerimenti c’è “malattia autoimmune”. L’endometriosi può essere considerata malattia autoimmune? Chi soffre di altre patologie autoimmuni ha motivo di preoccuparsi?

Le cause dell’endometriosi non sono del tutte note, ma possiamo individuare tre ipotesi. Oltre alla cosiddetta “mestruazione retrograda” (durante il ciclo, il sangue nell’utero subirebbe un ritorno verso le pelvi; ciò comporta il passaggio delle cellule endometriali sugli organi pelvici, portando a una crescita anomala del tessuto) o a una modifica del tessuto che ricopre i pelvi, si pensa che l’endometriosi sia causata da un’alterazione del sistema immunitario o da una predisposizione genetica. Nonostante quest’ultima ipotesi, non ci sono prove che collegano l’endometriosi ad altre malattie autoimmuni.

 

  1. Quale consiglio darebbe a una donna che pensa di soffrire di endometriosi?

Il consiglio più grande che posso dare è di affidarsi sempre a centri specializzati.

 

Anna Pia Mascolo

Sono Anna Pia e sono una studentessa che sogna in grande. Forse questo mio “difetto” è una conseguenza del fatto che legga molto; penso che, citando Tyrion Lannister, “la mente dipende dai libri come la spada dall’affilatura”, per questo leggo. Di tutto. Dai romanzi storici ai fantasy, senza sdegnare i romanzi neri o gialli. Non ho un libro preferito ma ce ne sono molti che rileggerei volentieri, continua a leggere