Awake brain surgery: operarsi al cervello (anche) preparando olive all’ascolana. Come funziona?  

L’innovazione in campo medico è sempre più sorprendente: è recente la notizia di una donna che, in Italia, è stata operata al cervello mentre preparava olive all’ascolana. Si tratta dell’awake brain surgery: vediamo come funziona!

Pochi giorni fa è stato annunciato un nuovo successo nel campo della medicina riguardante l’awake brain surgery (intervento al cervello da svegli): una donna è stata operata di tumore al cervello mentre era sveglia, così sveglia da preparare le olive all’ascolana durante l’intervento. 

OPERARSI DA SVEGLI E TENERSI IMPEGNATI

L’awake brain surgery consiste in un’operazione a cranio aperto, in cui il paziente – non essendo sotto anestesia totale – è totalmente vigile ed in grado di guidare il neurochirurgo durante l’intervento. 

Se vi sembra che già questo abbia dell’incredibile, sappiate che non è tutto, perchè ai pazienti viene chiesto di compiere azioni quotidiane per rimanere svegli, come nel caso più recente della signora che ha preparato 90 olive all’ascolana mentre una vasta equipe di medici armeggiava col suo cervello. Il “miracolo” è avvenuto proprio qui in Italia, ad Ancona, ma non è stata il primo. Tempo fa, a Cesena, un uomo è stato operato mentre suonava il piano, a Taranto un ragazzo mentre suonava il violino. 

METODOLOGIE D’INTERVENTO

Esistono, in realtà, tre metodologie differenti di awake surgery: nel primo caso, asleep-awake-asleep, dove durante l’apertura del cranio il paziente dorme, viene svegliato solo nella fase centrale dell’operazione in cui gli si chiede di rispondere a delle domande, ed infine viene sedato di nuovo; nella awake-asleep il paziente è addormentato durante la chiusura del cranio; ed infine l’awake in cui il paziente è sempre sveglio. Lo stato di veglia del paziente consente il cosiddetto mappaggio corticale, che permette di salvaguardare le aree del cervello localizzate in prossimità della massa tumorale da rimuovere. Per riuscire a farlo è necessario che il paziente risponda a degli stimoli, ovvero delle domande, e che quindi sia sveglio.

L’ASPETTO PSICO-FISICO

È da notare che il paziente deve restare sì sveglio, ma deve anche non sentire dolore, ecco perché gli vengono somministrati dei farmaci ipnotico-analgesici.

Tuttavia, l’awake surgery comporta un elevato stress psico-fisico, che non tutti sono in grado di sostenere; è perciò necessario che il paziente abbia un’elevata capacità di controllo dell’ansia e di paura del dolore. L’aspetto psicologico è fondamentale in questo tipo di operazione, tant’è che l’equipe medica multidisciplinare presente in sala operatoria comprende sempre un neuropsicologo, che dialoga col paziente spiegandogli cosa si sta facendo in modo da tranquillizzarlo e stimolarlo a restare vigile.  

I VANTAGGI DELL’AWAKE SURGERY

Inizialmente le aree del cervello tenute sotto controllo durante il mappaggio corticale erano quelle del linguaggio, della sensibilità e del movimento; negli ultimi anni sono stati fatti ulteriori progressi nel campo, e ad oggi si riesce a monitorare anche la percezione visuo-spaziale, la memoria, la capacità di calcolo, e molte altre. Ecco perché al paziente a volte si chiede, ad esempio, di ripetere le tabelline o di recitare poesie.

Se vi state chiedendo perché dovrebbe essere vantaggioso sottoporsi ad un intervento di questo tipo, la risposta è che lo scopo dell’awake surgery è quello di massimizzare l’area tumorale asportata, riducendo al minimo il rischio di deficit neurologici, che è più alto nella chirurgia standard. 

Infine, un ulteriore vantaggio è sicuramente un recupero più veloce, infatti, in alcuni casi il paziente riesce a rialzarsi da solo dopo l’intervento, e la permanenza in ospedale può ridursi anche a 3 o 4 giorni. 

Fonti: www.poliambulanza.it; www.ospedalesancarlo.it; www.corriere.it

Melania D'Aniello

Come si fa a descrivere se stessi? Non lo so, ma so quello che gli altri dicono di me.

Qualcuno dice che io sia ostinata e rompiscatole. Tutti dicono che io sia coraggiosa, e uno dei motivi è perché studio Fisica. Sì, è vero, è stata la scelta più folle della mia vita ma, quando l'ho fatta, sapevo che mi sarebbe piaciuto studiare come riassumere l’Universo in leggi concise e ben ordinate.

Ciò che non sapevo è che avrei avuto l’opportunità di lavorare in contesti interazionali, stravolgendo totalmente il mio punto di vista su molte cose, e che interagire con persone di culture diverse mi avrebbe messo ogni volta di buon umore, specie se a tavola o davanti a una birra; non sapevo nemmeno che avrei imparato a vivere lontano da casa, sperimentando innumerevoli partenze e ritorni, ed i maledetti sentimenti contrastanti che ne derivano.

Oltre ciò che dice la gente, qualcosa ho imparato a capirla anch’io di me.

Mi piace osservare le persone per capire cosa c’è oltre la superficie. Non mi piacciono le persone banali, preferisco quelle che sembrano tali, ma poi nascondono dietro un mondo. Non mi piacciono gli anticonformisti a tutti i costi. Mi piace chi ascolta prima di parlare.

Mi piace l’ordine e l’armonia, ecco perché la danza è una mia grande passione: mi basta vedere un ballerino fare due pirouette o un grand jetè e sono felice.

Credo nel valore del cibo: tra cucinare e mangiare in compagnia non saprei scegliere cosa mi fa stare meglio. Mi diletto a preparare ricette sempre nuove, adoro alcuni piatti orientali, ma non rinuncerei mai ai sapori della mia terra.

Mi incuriosisce esplorare nuovi luoghi, ognuno con le sue tradizioni, ma fino ad ora niente è mai riuscito ad acquietarmi come il mare di Napoli col Vesuvio sullo sfondo. Per me dire Napoli è dire Massimo Troisi perché “Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m'ha mai parlato della pizza, e non m'ha mai suonato il mandolino”.

A proposito di casa e di ciò che mi piace, credo nel potere dell’aggregazione e dell’attivismo giovanile e, fortuna ha voluto che incontrassi persone con visioni a tratti uguali e a tratti opposte, ma che si combinano perfettamente, e trovano modo di esprimersi in quella che è Tutta n’ata storia. Personalmente, mi occupo della rubrica scientifica di questo sito, che mette sempre a dura prova la mia capacità di spiegare concetti complicati in parole semplici. Il titolo della sezione è “Dove andremo a finire?” e la risposta è in ogni articolo in cui si parla di futuro, sostenibilità ambientale, progresso scientifico e tanti altri fatti.