I raggi del sole possono salvarci dal Coronavirus?

La caccia alla soluzione che ci porti fuori dall’emergenza Coronavirus nel minor tempo possibile è agguerrita. Ultimamente si è sentito parlare di raggi UV e del loro potere sterilizzante. Scopriamone di più!

Un recente studio italiano condotto dall’Università Statale di Milano, l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Isituto Nazionale dei Tumori (INT) ha mostrato come una piccola dose di radiazione ultavioletta-corta (UV-C) sia in grado di inibire il Coronavirus. La caratteristica di questa radiazione è quella di modificare i legami molecolari di DNA e RNA che costituiscono virus e batteri, rendendoli così innocui. Tale proprietà conferisce ai raggi UV-C un potere sterilizzante.

La novità dello studio 

In realtà, il potere germicida dei raggi UV-C è già noto da tempo, solo che fino ad ora nessuno ne aveva verificato l’efficacia proprio sul Coronavirus, e in particolare non si sapeva con esattezza quale fosse la dose di radiazione necessaria ad inibirlo.  Lo studio è stato effettuato su campioni biologici di pazienti forniti dall’Istituto Spallanzani di Roma e consisteva nel posizionare gocce di liquido – le cosiddete droplet – contenenti Sars-CoV-2 sotto lampade emettenti radiazione UV-C. 

L’esperimento è stato ripetuto più volte con dosi via via maggiori di virus, fino ad arrivare ad una dose mille volte più alta di quella contenuta in un paziente affetto da una forma grave di Covid-19. Il risultato è stato sorprendente, come afferma Mara Biasin, Docente di Biologia Applicata dell’Università Statale di Milano: “abbiamo trovato che è sufficiente una dose molto piccola (3.7 milliJoule per centimetro quadrato), cioè equivalente a quella erogata per qualche secondo da una lampada UV-C posta a qualche centimetro dal bersaglio, per inattivare e inibire la riproduzione del virus di un fattore 1000, indipendentemente dalla sua concentrazione”.

La relazione tra raggi UV e stagionalità del virus

La luce UV ha tipicamente una lunghezza d’onda compresa tra i 10  e i 400 nanometri, all’interno di questo intervallo, se la lunghezza d’onda è tra 100-280 nanometri si parla di luce UV-C. Per avere un’idea di quanto sia piccola, bisogna pensare che così come il  nostro orecchio ha dei limiti nella percezione del suono, anche l’occhio ha dei limiti nel vedere la luce, in particolare vede solo la luce che rientra in un certo intervallo di lunghezza d’onda: la “luce visibile”. Questa costituisce una piccola parte dello spettro della luce ed ha lunghezze d’onda comprese tra i 400 e i 700 nanometri, che è di alcuni ordini di grandezza maggiore rispetto a quella UV.

Oltre alla radiazione prodotta artificialmente in laboratorio, anche il nostro Sole produce raggi UV, ma in uno spettro più ampio di lunghezze d’onda, classificabili in UV-A, UV-B e UV-C. Tuttavia questi ultimi non riescono a raggiungerci poiché assorbiti dallo strato di ozono presente nell’atmosfera, quindi quando stiamo al Sole siamo sostanzialmente colpiti solo da raggi UV-A e UV-B.

La presenza della radiazione UV nei raggi solari sembrerebbe spiegare anche la stagionalità del Coronavirus, aggiungendo un elemento in più a un dibattito sempre aperto, e che ha visto spesso gli scienziati in disaccordo tra loro. Sembrerebbe quindi non essere un caso se con l’arrivo della stagione calda, il virus sia andato ad attenuarsi nel nostro paese, mentre sta crescendo sempre più in paesi come il Brasile, dove invece è inverno.

Limiti e raccomandazioni

Se pensate che con i raggi UV abbiamo risolto i nostri problemi col Coronavirus, purtroppo non è così, perché oltre un certo limite la radiazione ultravioletta purtroppo è cancerogena e può causare danni alla cute o agli occhi.  Ecco perchè, se utilizzata in sicurezza, la radiazione UV-C può essere sfruttata per sterilizzare esclusivamente ambienti chiusi e superfici. Se e come utilizzare questi raggi direttamente sul nostro corpo in maniera sicura non è ancora stato stabilito, poiché la radiazione emessa dovrebbe rientrare in un range di lunghezza d’onda  molto limitato (180-280 nm): tale che sia abbastanza alta da inattivare virus e batteri, e allo stesso tempo non sia dannosa per l’uomo.

Bisogna quindi stare attenti, soprattutto a chi non perde occasione per speculare. Sull’onda della disinformazione, infatti, ultimamente sono disponibili online alcuni tipi di lampade che dicono di inibire il virus, ma non sono affatto efficaci. Tant’è che il Ministero della Salute ha pubblicato un avviso online in cui raccomanda i cittadini di non fidarsi di queste lampade che “vantano poteri sterilizzanti”, ma in realtà non emettono UV-C e quindi l’efficacia non è verificata scientificamente, oppure altre che emettono una quantità di radiazioni non conforme alla normativa europea. 

 

Quest’ultimo studio non ci dà quindi tutte le informazioni su come uscire con uno schiocco di dita dall’emergenza sanitaria, ma è un invito a rispettare i tempi della scienza, che procedendo a piccoli passi ci indica la soluzione più sicura, e ci chiede di avere pazienza, perché le risposte veloci e superficiali sono spesso un buco nell’acqua, e ciò che è accaduto a marzo scorso è  un esempio di quelle che potrebbero essere le conseguenze.

Fonti: www.corriere.it, www.osservatoriomalattierare.it, http://www.salute.gov.it

Melania D'Aniello

Come si fa a descrivere se stessi? Non lo so, ma so quello che gli altri dicono di me.

Qualcuno dice che io sia ostinata e rompiscatole. Tutti dicono che io sia coraggiosa, e uno dei motivi è perché studio Fisica. Sì, è vero, è stata la scelta più folle della mia vita ma, quando l'ho fatta, sapevo che mi sarebbe piaciuto studiare come riassumere l’Universo in leggi concise e ben ordinate.

Ciò che non sapevo è che avrei avuto l’opportunità di lavorare in contesti interazionali, stravolgendo totalmente il mio punto di vista su molte cose, e che interagire con persone di culture diverse mi avrebbe messo ogni volta di buon umore, specie se a tavola o davanti a una birra; non sapevo nemmeno che avrei imparato a vivere lontano da casa, sperimentando innumerevoli partenze e ritorni, ed i maledetti sentimenti contrastanti che ne derivano.

Oltre ciò che dice la gente, qualcosa ho imparato a capirla anch’io di me.

Mi piace osservare le persone per capire cosa c’è oltre la superficie. Non mi piacciono le persone banali, preferisco quelle che sembrano tali, ma poi nascondono dietro un mondo. Non mi piacciono gli anticonformisti a tutti i costi. Mi piace chi ascolta prima di parlare.

Mi piace l’ordine e l’armonia, ecco perché la danza è una mia grande passione: mi basta vedere un ballerino fare due pirouette o un grand jetè e sono felice.

Credo nel valore del cibo: tra cucinare e mangiare in compagnia non saprei scegliere cosa mi fa stare meglio. Mi diletto a preparare ricette sempre nuove, adoro alcuni piatti orientali, ma non rinuncerei mai ai sapori della mia terra.

Mi incuriosisce esplorare nuovi luoghi, ognuno con le sue tradizioni, ma fino ad ora niente è mai riuscito ad acquietarmi come il mare di Napoli col Vesuvio sullo sfondo. Per me dire Napoli è dire Massimo Troisi perché “Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m'ha mai parlato della pizza, e non m'ha mai suonato il mandolino”.

A proposito di casa e di ciò che mi piace, credo nel potere dell’aggregazione e dell’attivismo giovanile e, fortuna ha voluto che incontrassi persone con visioni a tratti uguali e a tratti opposte, ma che si combinano perfettamente, e trovano modo di esprimersi in quella che è Tutta n’ata storia. Personalmente, mi occupo della rubrica scientifica di questo sito, che mette sempre a dura prova la mia capacità di spiegare concetti complicati in parole semplici. Il titolo della sezione è “Dove andremo a finire?” e la risposta è in ogni articolo in cui si parla di futuro, sostenibilità ambientale, progresso scientifico e tanti altri fatti.