Campi Caritas in Albania: un’esperienza straordinaria

Ritornano i campi di volontariato in Albania organizzati dalla Caritas Diocesana di Sorrento-Castellammare. Quest’anno, prevista un’unica destinazione. Ecco tutto quello che c’è da sapere e qualche consiglio per prepararsi a vivere – eventualmente – una nuova e straordinaria quotidianità.

Se vi diciamo “Caritas Diocesana di Sorrento-Castellammare”, già dovreste sapere di cosa stiamo parlando. È da anni che come gruppo di giovani attivi sul territorio ci stiamo collaborando e sapete che “Dopocena solidale” è solo l’ultimo – per il momento – dei progetti che abbiamo avviato presso la struttura di Castellammare di Stabia. Ma anche quando con la Caritas non c’entriamo direttamente, perché non siamo noi i coprotagonisti di un’iniziativa, sentiamo il bisogno e la voglia di raccontarvi cosa succede e cosa propone. Perché la nostra collaborazione è partita in primis per far sapere o ricordare che tecnicamente anche Sant’Antonio Abate, come Parrocchia, appartiene alla Diocesi stabiese, e per questo praticamente è chiamata ad attivarsi per gli altri e con gli altri. Lo si può fare proprio nella sede operativa di Castellammare, col servizio in mensa; o qui a Sant’Antonio, con la Caritas parrocchiale; o in altri paesi limitrofi con i diversi progetti in corso, consultabili sul sito ufficiale.

E lo si può fare anche al di fuori dei confini italiani, in Albania. Sono anni che la Caritas di Castellammare promuove campi di volontariato lì. Ha seguito l’evoluzione della Nazione, dagli inizi della forte immigrazione dei suoi cittadini in Italia fino alla rifondazione del Paese, distrutto dalla dittatura e ora in ripresa. Proprio per aiutare questa ripresa, la Caritas Diocesana ha attivato diverse iniziative, e i campi di volontariato ne rappresentano solo una, sicuramente la più accessibile alla maggior parte delle persone. 

Dopo un anno di stop, è in programma un nuovo campo per quest’estate. Unica destinazione: Durazzo, sulla costa albanese, presso la struttura dei padri domenicani, coordinata da Padre Geoffrey Bugeja-op. Dal 16 al 26 agosto, guidati da don Michele Di Martino, i volontari si confronteranno con una realtà tutta da scoprire. Animazione a bambini e ragazzi, partecipazione a giornate in orfanotrofi, collaborazione in strutture che accolgono disabili… sono solo alcune delle attività in programma. Per chi già ci è stato, sarà come tornare a casa; per chi ci andrà per la prima volta, sarà come scoprire una nuova famiglia dalla quale ritornare il prima possibile… o scappare subito.

Eh già, perché il campo in Albania è un’esperienza straordinaria. E “straordinaria” vuol dire “fuori dall’ordinario”. Potrebbe capitare di non avere acqua a disposizione per intere giornate – l’Albania è una nazione in cui l’acqua potabile non è cosa comune e solo chi ha cisterne private riesce ad assicurarsi acqua con continuità – così come di dover camminare a piedi per troppe ore, giusto per fare qualche esempio. Non è una gita, questo dovrebbe essere chiaro sin dal principio; ma, certo, non è nemmeno un massacro. Tutto sta nel prepararsi in modo giusto. Come? Ecco tre consigli di tre persone che ci sono già state: una è andata in Albania una sola volta; un’altra è tornata per due anni consecutivi; l’ultima è una veterana ed è lì proprio ora, di sua libera iniziativa, senza bisogno di aspettare il prossimo campo Caritas.

  1. Non farsi spaventare dai cattivi odori
    Non si vedrà solo questo, ma anche: la povertà ha tante forme e alcune puzzano. Inutile girarci attorno, la prima volta il cattivo odore segna. Resta impresso, ma bisogna farsi attraversare: solo così si riuscirà a guardare oltre e ad attivare gli altri sensi, che si riveleranno decisamente più importanti.
  2. Avere un buon motivo per partire
    Non c’è bisogno di ragionarci a lungo; la scelta può arrivare anche in un attimo, come un colpo di fulmine. Ma non deve essere frutto di un capriccio o di un altro colpo, quello di testa. I buoni motivi per partire sono tanti e spesso soggettivi, quindi è difficile fare un esempio. Quel che vi possiamo dire è che anche voler fuggire dalla propria quotidianità – per stress, caos personale, indecisioni… – è da considerarsi un buon motivo. Spesso, negli occhi degli altri, si ritrova se stessi.
  3. Arrivare col cuore libero e con l’animo aperto
    Una volta sbarcati in terra albanese, si dovranno lasciare al porto i dubbi e i problemi che si sono portati da casa. D’altra parte, però, non bisognerà indossare maschere da supereroi: restare umili e semplici – restare se stessi, in sostanza – è l’unico modo per accogliere tutto quello che l’Albania ha da offrire.

Forse tre consigli sono troppo riduttivi, ma volevamo darvi solo un input. Così come non vi abbiamo svelato altro, se non le informazioni necessarie. È possibile iscriversi fino al 30 maggio, presso la sede della Caritas in via Bartolomeo 72, a Castellammare di Stabia, o chiamando allo 0818701702 o al 3315059943; in ogni caso, basterà chiedere della responsabile del progetto Flora Santaniello. Si possono usare gli stessi recapiti anche per chiedere solo ulteriori dettagli.

Se avete bisogno di vivere un’esperienza straordinaria, prendete in seria considerazione il campo in Albania; e se non vi va di allontanarvi, scoprite la straordinarietà che è in voi e che sta a pochi passi da casa: vi aspettiamo al prossimo appuntamento del nostro “Dopocena solidale”.

Feliciana Mascolo

“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate. Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere