Leggende musicali: la “Maledizione della Nona”

Tra le leggende e superstizioni più interessanti ce n’è una legata alla musica classica: la “Maledizione della Nona”, secondo la quale alcuni tra i più famosi musicisti dell’’800, sarebbero passati a miglior vita dopo aver scritto la nona sinfonia. Analizziamo il fenomeno. 

Tutti, o quasi, conoscono la leggenda contemporanea del “Club 27”, l’apparente maledizione che ha colpito giovani artisti, specialmente in ambito musicale, morti alla prematura età di 27 anni.
Jimi HendirxJim Morrison, Janis Joplin, Kurt Cobain e la più recente Amy Winehouse sono solo alcuni dei personaggi che hanno contribuito a creare la “storia dei 27”, il numero perfetto – secondo la maledizione – per essere ricordati in eterno.
Quella che tutti non sanno o che in pochi conoscono, però, è che già a cavallo del 1800 la musica ha contribuito a creare storie e superstizioni affascinanti, una su tutte: la Maledizione della Nona, secondo la quale molti compositori romantici e post-romantici sono passati a miglior vita dopo aver musicato la loro Nona sinfonia.

La storia della Maledizione iniziò a diffondersi tra i musicisti dell’epoca in seguito alla morte di Mahler, compositore austriaco che – superstizioso com’era – si convinse di aver trovato un modo per raggirare il fato. Arrivato ormai alla composizione della Nona sinfonia e conoscendo la sorte che era toccata a qualcuno dei suoi colleghi, cercò un escamotage: stravolse le regole della composizione e la intitolò “Il canto della Terra”. Convinto di essere sfuggito alla superstizione, iniziò qualche anno più tardi a comporre la Decima sinfonia, che rimase incompleta… immaginate un po’ il perché. 

Fu Beethoven a dare vita a quello che oggi chiameremmo “Club della Nona”. Il famoso pianista, ormai del tutto sordo, compose il suo ultimo e più grande capolavoro, la Nona sinfonia per eccellenza, quella contente sul finale il tentativo riuscito di musicare e dare un suono alla poesia di Schiller “Inno alla gioia”. Purtroppo però dopo soli due anni e prima ancora di iniziare a scrivere altro morì. 
Arnold Schönberg, musicista austriaco, commentando la vicenda della “maledizione” in un suo saggio scrisse: “È come se la Nona fosse un limite. Chi vuole superarla deve morire. […] Quelli che hanno scritto una Nona sinfonia sono arrivati troppo vicini all’Aldilà”.
Ed effettivamente ascoltando quella di Beethoven si capisce perché il suo tempo terreno fosse finito: un’esperienza quasi mistica a contatto con gli angeli, che ancora oggi, secoli dopo, regala la stessa sensazione ultraterrena.
 

 

 

A raggiungere questo “limite” furono altri musicisti, morti come sempre dopo aver composto la Nona o addirittura prima ancora di averla finita: Schubert, scomparso a soli 31 anni; Louis Sophr, precursore della figura di direttore d’orchestra; Antonín Dvořák, la cui Nona sinfonia è stata utilizzata come sottofondo al primo allunaggio, e molti altri, che vengono presi d’esempio per alimentare la leggenda della Nona.  

Ovviamente è possibile credere alle superstizioni o pensare che queste che vi abbiamo raccontato siano solo una serie di sfortunate coincidenze; ma è quasi impossibile non cedere al fascino dell’oscuro e farsi trasportare in questo mondo.
Chissà come se la starà ridendo Mozart nell’aldilà, con le sue 41 sinfonie,  che ha avuto la “fortuna” di vivere nel secolo precedente a quello della Maledizione.
Noi speriamo  di aver suscitato in voi la curiosità di ascoltare anche solo un piccolo pezzo di una delle None sinfonie degli artisti citati. Chiunque ami la musica, d’altronde, deve conoscere – almeno un po’ – la musica classica; e come non conoscere le varie “maledette” none sinfonie?

Mariasofia Mucci

"In direzione ostinata e contraria" come Fabrizio De André.  Ascolto troppi dischi, vado a molti concerti e riverso le mie sensazioni su fogli Word scritti in Helvetica. La mia musica è sempre lì: tra i miei abissi e le mie montagne, pronta ad accogliermi come un vinile di Chet Baker. Faccio liste che lascio sparse in giro per casa, perché mi aiutano a mettere in ordine i pensieri, le idee e i film che devo assolutamente vedere prima di morire. Mi piacciono: la politica che mi fa sentire viva, le storie dei matti e le storie folli, i luoghi abbandonati, Kurt Cobain, la violenza sul grande schermo, i tatuaggi, i nei, il mare d’inverno, l’Islanda e l’Africa, il numero 7 che mi ricorda che ci si può dedicare una vita intera alle passioni, Peaky Blinders e Vikings, la mia Albania, perdermi tra le Chiese e i vicoli di Napoli, l’orgoglio che ci metto nel dire che sono del Sud, il giradischi che ho comprato lavorando per qualche mese ad Amnesty International e la mia (ancora piccola) collezione di vinili.