Non mimose ma cuori in rivolta

Elisa è una studentessa universitaria, l’avete conosciuta il 25 novembre scorso, quando ha voluto condividere per la prima volta con “Tutta n’ata storia” le sue idee su genere, diritti, parità, autodeterminazione. Stavolta ha provato a spiegare a sua sorella più piccola il significato dell’8 marzo. Quello che leggerete è l’intimo racconto di quel momento.

Ricorrenza: ritorno periodico di un avvenimento a determinati intervalli di tempo. Recita così la Treccani. Le ricorrenze hanno ragion d’esistere, dunque, nella natura propria del ricordo. Ricordo. Re- : indietro, Cor- cuore. Richiamare al cuore. L’otto marzo, in ricorrenza della Giornata Internazionale della donna, quindi, ricordiamo. Si, ma cosa?

Lei intreccia le gambe e i suoi piedi nascosti in sneakers che spuntano da jeans strettissimi assumono involontariamente una posa da instagram. Uno dei due, infatti, è sulle punte. Sorride, con la sua mimosa gialla tra le dita. Se tra le storie che colleziona ogni giorno per i suoi followers ci siano le sue sneakers, la sua mimosa o entrambi in una combinazione “artistica” non è dato sapere. Ci basti sapere che è giovanissima e ha il sorriso fresco dei fiori ed oggi è felice. Papà a casa le farà trovare il cioccolatino, stasera pizza con le amiche. Nulla di sbagliato, nulla da recriminare. Certo, lei non ricorda, starete presto pensando. Lei non sa nulla a parte che la donna nella storia, come se la storia fosse una gran pentola che bolle chiusa tra i libri che le appesantiscono lo zaino, ha subito ed è sempre stata ai margini della società.

Ed ora? Lo chiediamo a lei e alla sua ingenuità, ma sua sorella maggiore, universitaria, sua madre impiegata o professionista, sua nonna pensionata, ci saprebbero rispondere? Ci risponde lei, luminosa: “Ora anche ci sono dei problemi, ma non come prima. Infatti io studio, esco e mi vesto come mi pare, senza problemi”. La storia per lei è un vacuo “prima”, il presente che è esso stesso storia diventa “senza problemi”. No, lei non è cosciente. E tanto basterebbe perché io mi fermassi qui, a giustificarla.
Cara piccola, io non posso. Devo invece dirti che la tua coscienza non solo deve ricordare ma deve richiamare al cuore. Il passato ti annoia ed io lo so. Ma il presente è un fucile puntato contro di te. Contro te, tua sorella maggiore, tua madre e tua nonna nel loro essere state o meno vittima. Non mi riferisco alla violenza. Non può bastare la prospettiva di un futuro in cui si possa lavorare ed avere accanto un compagno che non ti picchi. No, più insidiose e forti sono le sfide che ti vengono innanzi. Perciò posa un attimo instagram, la mimosa e ascoltami. Posa la mimosa che le partigiane scelsero per te dopo la seconda Grande Guerra. Posala ancor di più se non sai che le donne non aspettarono il ritorno degli amati a casa col cuore in pena, ma come Ada Gobetti furono protagoniste attive della Resistenza.

Se è vero che puoi studiare e aspirare ad una rosea felicità contratta con l’amore, non è vero che sei libera. Altri, distrattamente, hanno deciso per te l’abito rosa ed i modi gentili. Hanno deciso che sarai madre perchè sostengono sia naturale che in quanto donna tu lo diventi. Hanno deciso i tuoi interessi e lo scandalo dinanzi alla tua ribellione. Hanno deciso che devi essere emancipata sì, ma quanto basta per uscire scollata in compagnia delle amiche salvo poi imporre che per te sia normale essere viscidamente guardata per questo. Hanno deciso che devi essere accondiscendente al sesso, ma non palesare troppo che ti piace. E, soprattutto, hanno deciso che elargirai sesso orale come un regalo di devozione senza mai raccontare quanto ti piaccia farlo e riceverlo. Hanno deciso che tu debba accedere al piacere ma non senza vergognarti, non senza il costante terrore di essere apostrofata. Hanno deciso, quindi, la finta emancipazione, il finto non – maschilismo. Hanno deciso che la ricorrenza si chiama “festa” così ti distrai, e non ci pensi.

Non sta a me biasimare il tuo divertimento. Chi giudica ha in sé la stessa prepotenza del maschilismo più
becero
. Le donne che giudicano le donne mostrano la stessa intelligenza delle galline che, in spazi troppo stretti, finiscono per beccarsi a vicenda fino ad uccidersi. Anche da loro dovrai difenderti. Sei libera di divertirti stasera, sei libera di stare con chiunque o di amare una sola persona per tutta la vita. Stasera ed ogni sera. Sei libera di guidare l’auto senza dover necessariamente sempre dimostrare di esserne all’altezza. Sei libera di smaltarti le unghie senza dover essere additata come frivola. Sei libera di avere ambizioni importanti, di non averne affatto, di creare una famiglia o di storcere il naso al solo sentire piagnucolare di bebè. Sei libera ma tocca a te decidere la libertà per te stessa. Questa libertà ha ali piegate. Più le aprirai, più avrai fucili puntati contro. Ecco perché ti chiedo di richiamare al cuore il grido di tutte le donne della storia e di innalzare il tuo che, oggi, è purtroppo ancora grido di guerra.  Non fraintendere però. Questa non è una lotta contro gli uomini. Questa è una strenua e quotidiana resistenza a difesa della più intima e totale libertà contro ogni sorta di prevaricazione, violenza. Ecco perché devi richiamare al cuore la storia, la tua presente e quella passata. Perché è nel cuore che alberga la forza ed il cuore non ha genere.

Lei, alle mie parole, ha arricciato le labbra ed è diventata meravigliosamente triste. Di quella tristezza densa di pensiero. “Ricorrenza, ricordo, rivolta”. C’è quell’ancora incastrato nell’iniziale di quelle tre parole che ora l’affascina e le ripete, mentre le fiorisce dentro una nuova responsabilità. Ed io? Appellandomi alla mia libertà mimose non ne accetto. Non perché non mi piacciano i fiori o i gesti gentili ma perché ricordiate che i fiori ed il loro puntuale fiorire ogni primavera altro non sono che segno di cuori in rivolta. Tenetele voi le mimose e guardatele: rifioriscono sempre uguali, di anno in anno. Lo fa anche la storia nel suo essere così scandalosamente ingiusta finché la libertà non si arma e le si oppone. Scelgo, dunque, di essere donna libera e partecipe di tutta quanta la storia con la mia dispiegatissima e sempre rivendicata libertà. Tu?

Elisa M