Alla scoperta de “Il ventre di Napoli” di Matilde Serao

La fondatrice de “Il Mattino”, Matilde Serao, ci regala uno spaccato della vita partenopea di fine Ottocento: tra credenze, degrado e possibili risoluzioni, l’autrice nel suo “Il Ventre di Napoli” descrive una città caratterizzata da diversi problemi, ma con la voglia di non arrendersi: ecco perché leggerlo.

Una delle mete del Grand Tour, la capitale del Regno delle due Sicilie, città cardine dell’Occidente Napoli è stata descritta nei secoli da grandi personalità che ne hanno decantato la bellezza e le insidie

Ma chi, forse, più di tutti ne ha riportato la realtà allucinante, legata alla sua peculiarità, è stata colei che ha fatto di questa città la sede dell’eccellenza giornalistica dell’Italia meridionale, fondando insieme al marito il quotidiano “Il Mattino”: stiamo parlando di Matilde Serao.  

E se volete vedere Partenope con gli occhi dell’autrice napoletana, allora, non potete non leggere “Il ventre di Napoli”, romanzo sociale di fine Ottocento che descrive le condizioni della città, soffermandosi sullo stato di degrado che caratterizza la maggioranza della popolazione.  

LA TRAMA: NAPOLI AL TEMPO DEL COLERA

È l’epidemia di colera del 1884 che colpisce la città partenopea, il punto da cui parte la Serao per denunciare le condizioni in cui versava gran parte della gente, ponendo l’attenzione anche e soprattutto sulla questione meridionale, la situazione di difficoltà del Mezzogiorno d’Italia rispetto al resto del paese. I quartieri centrali della città straripavano di poveri e disadattati, preda del degrado urbano e di malattie. Nonostante le condizioni avverse, la capacità dei napoletani di resistere e sopravvivere era impressionante: è su questo che si sofferma la scrittrice, descrivendo le usanze singolari dei partenopei per rispondere al morbo e alla morte attraverso consuetudini pagane e riti occulti 

Bisogna sventrare Napoli” affermava Depretis dopo la lettera che il sindaco partenopeo Nicola Amore gli inviava per metterlo al corrente della situazione. È sull’operazione di Risanamento che poi continua la Serao nel suo romanzo: un grande intervento urbanistico che mutò radicalmente il volto della maggior parte dei quartieri storici della città, sostituendo quasi totalmente le preesistenze con nuovi edifici, strade e piazze.  

IL MESSAGGIO: LA DENUNCIA DI MATILDE SERAO 

Nei primi anni della questione meridionale, quando si chiede al governo un intervento immediato per risolvere i problemi che attanagliano Napoli, si inserisce una delle più forti denunce delle condizioni della città e l’incapacità di ovviare ad esse da parte delle istituzioni. È questo e tanto altro “Il Ventre di Napoli”: è il continuo rifugio dei napoletani nelle credenze pagane e cattoliche (come dimostra la presenza, in parecchi angoli, degli “altarini” dedicati alla Madonna e ai santi), ma allo stesso tempo è la capacità di adattarsi alle difficoltà quotidiane senza perdersi d’animo, è il prendere atto della profonda povertà dei vicoli affogati da friggitorie e banchi del lotto, l’affollamento nei bassi, lo sfruttamento del lavoro minorile. Il ventre, così come il cuore di Napolinascondeva profonde difficoltà ignorate dai più, ma che l’autrice è riuscita a portare all’attenzione nazionale senza dimenticare, allo stesso tempo, quanta bellezza è insita nel territorio partenopeo, distrutto da una cattiva gestione che, anche dopo un intervento radicale come il Risanamento, non è emersa del tutto. È proprio raccontando la realtà più nera che la Serao fa emergere la meraviglia di Napoli. 

SCOPRIRE “IL VENTRE DI NAPOLI”: ECCO PERCHÉ

Da una giornalista e scrittrice che sfiorò il Nobel e che si distinse per il suo coraggio assumendo posizioni antifasciste fin dagli albori del regime, non ci si poteva aspettare che questo: un’opera innovativa, un tributo appassionato alla sua Napoli, il primo reportage letterario italiano. Un piccolo capolavoro da non perdere, soprattutto per chi come noi ha la possibilità di vivere Napoli ogni giorno. 

Gabriele Cesarano

Sono Gabriele, studio architettura nella splendida cornice di Napoli e scrivo per Tutta N'ata storia insieme ad un gruppo di amici ormai da un bel po', nella convinzione di riuscire a reinventarsi sempre, nonostante tutto. Questa esperienza è nata quasi per caso ed insieme a tante altre ha fatto di me la persona che sono oggi, una persona diversa da ieri e anche da domani, che non vuole mai smettere di crescere e di imparare continua a leggere