A Napoli la bellezza fa 91: ecco perché gli azzurri possono festeggiare

Nonostante la nostra rubrica si chiami “Qui SportAbatese“, oggi abbiamo pensato di allargare il focus. Ci spostiamo da Sant’Antonio Abate senza spostarci. Non parleremo di una squadra nostrana, ma di una passione che qui ha comunque radici ben salde: quella per il Napoli. Ieri è finita la serie A 2017/2018. Il Napoli ha collezionato 91 punti e solo il secondo posto; eppure, il popolo azzurro – che comprende tanti abatesi – ha esultato con sincera gratitudine. Una conclusione stagionale del genere può bastare per festeggiare? Ecco perché, secondo noi, sì. 

L’alba del giorno dopo, in genere, è quella che fa vedere le cose sotto una luce migliore, che permette di analizzare a freddo, di tracciare il giusto profilo e di commentare con più razionalità. In genere, appunto, è così; ma sono i contesti a definire l’efficacia dell’”alba del giorno dopo”. Applichiamola al calcio, che di freddo, giusto e razionale ha ben poco; applichiamola al calcio quando il giorno prima del “giorno dopo” era l’ultimo di campionato; applichiamola al Napoli, sul quale si sono spese già tante parole. Una cosa è certa: è difficile “tracciare il giusto profilo” di una stagione che avrebbe meritato un finale migliore. Ma quest’anno può bastare. 

I NUMERI DI UNA STAGIONE COMUNQUE DA RECORD 
Il Napoli ha concluso la sua serie A a 91 punti, con 28 vittorie, 7 pareggi e 3 sconfitte. Un record sia personale che nazionale: nessuna squadra nella storia del campionato italiano aveva superato i 90 punti senza vincere lo scudetto; la migliore seconda classificata di sempre, insomma. Ma basta? Quest’anno può bastare. 

LA PARTITA COL CROTONE COME L’INTERO CAMPIONATO 
Nella sua ultima uscita stagionale gli azzurri hanno battuto 2-1 il Crotone (reti di Milik e Callejon per i padroni di casa, di Tumminello per gli ospiti). Un match che può considerarsi lo specchio del campionato: la squadra di Sarri ha mostrato le migliori giocate dei singoli e del gruppo, ha lasciato gli spettatori incollati alla tv con gli occhi spalancati ad ogni passaggio di prima o dribbling mirabolante che fosse, ha consumato gli sguardi lucidi di chi era allo stadio ai quasi goal e alle giocate che in rete ci sono finite davvero; poi, ha subito la marcatura del Crotone negli ultimi minuti prima del fischio finale. Il Napoli è stato il vero Napoli, nel bene e nel male: “solo” quasi perfetto. Forse in un altro momento storico o semplicemente in un altro posto sarebbe andato bene anche così, quasi perfetto; ma quest’anno in Italia no. Eppure, può bastare. 

IL GOAL DI MILIK COME BUON AUGURIO PER L’ANNO CHE VERRÀ
Altro spunto di riflessione che ha fornito la partita col Crotone di ieri sta nella capocciata vincente di Milik. Il polacco, costretto ai box per uno sfortunato e lungo infortuno, ha collezionato 17 presenze stagionali – per lo più scampoli di partita – e 6 reti. Non vogliamo stare a sindacare sul “chissà se ci fosse stato dall’inizio”, perché con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte; e sicuramente non si vincono i campionati. Vogliamo, invece, pensare che l’ennesimo colpo vincente contro il Crotone sia stato un buon auspicio per la stagione che verrà. In una partita che per alcuni tra i grandi di questo Napoli potrebbe essere stata l’ultima, Milik ha tuonato, ribadendo la sua presenza. Solo l’estate porterà via le ultime incertezze, ma quest’ennesima immagine romantica che il calcio offre, per il momento, può bastare. 

 GLI OLTRE 50.000 DEL SAN PAOLO ALTRA IMMAGINE VINCENTE
Ieri il San Paolo era sold out: 51.382 i tifosi sugli spalti, in una giornata che al calcio e alla stagione del Napoli non aveva più nulla da dare, se non un beffardo record. Erano lì a dimostrare la gratitudine di una piazza che – salvo rare e naturali eccezioni – si è mostrata compatta e soddisfatta di un’annata finita senza titoli. Sono pazzi questi napoletani? No, hanno solo capito che quest’anno può bastare.  

A NAPOLI LA BELLEZZA FA 91: ECCO PERCHÉ PUÒ BASTARE
Perché può bastare tutto questo? Non si tratta di sapersi accontentare, si tratta di saper apprezzare. Ecco perché il Napoli e Napoli hanno diritto di festeggiare una stagione della quale il finale migliore sono stati proprio loro: una squadra che ha fatto divertire giocando a calcio e un tifo che si è mostrato più maturo degli anni precedenti. Il popolo azzurro – che comprende pure calciatori, staff tecnico e societario – può e deve festeggiare perché ha accettato che non sempre dare il meglio di sé è abbastanza. Può e deve festeggiare perché ha capito che non è vincere che conta, ma come lo si fa; che sentirsi soddisfatti e trovarsi lacrime agli occhi per l’emozione non sempre dà scudetti, ma un’impronunciabile sensazione di pienezza dentro. Può e deve festeggiare perché si è goduto il percorso al di là di come è finita. Può e deve festeggiare perché ha rappresentato l’umanità nella sua completezza: vizi e virtù. Può e deve festeggiare perché ha imparato che la bellezza nasce anche da occhi arrabbiati. Può e deve festeggiare perché se a Napoli oggi i numeri della smorfia arrivassero a 91, il 91 sarebbe “la bellezza”. La bellezza del caratteraccio di mister Sarri, la bellezza di un gruppo che da fuori sembrava una famiglia, la bellezza di un tifo che a giochi già fatti e con la condanna del secondo posto ha continuato a cantare: “Abbiamo un sogno nel cuore: Napoli torna campione”. 91, “la bellezza” dopo “la paura”. Può bastare, quest’anno può bastare; per il prossimo, staremo a vedere.

Feliciana Mascolo

“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate. Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere