Sant’Antonio Abate: ritrovamenti archeologici durante i lavori in piazza

Durante i lavori per il rifacimento della piazza Don Mosè Mascolo, a Sant’Antonio Abate, sono stati ritrovati alcuni resti archeologici. Abbiamo provato a capirne di più sulla questione, chiedendo alcuni chiarimenti all’assessore addetto alla cultura, la dr.ssa Anna Iolanda D’Antuono. 

Non è la prima volta che durante i lavori per la realizzazione di un’opera pubblica vengono trovati resti archeologici (basti pensare agli esempi eclatanti dei resti rinvenuti durante la costruzione delle stazioni metropolitane a Napoli, dalle navi a piazza Municipio fino al tempio sotto la stazione Duomo), ma di certo qui a Sant’Antonio Abate non era mai successa una cosa del genere. 

Negli ultimi due anni il nostro paese ha riscoperto il bene archeologico di Villa Cuomo e ha provato a innescare l’accensione delle coscienze abatesi sulla presenza di un tesoro così straordinario per un territorio così poco conosciuto turisticamente come il nostro, all’interno dell’ottica pompeiana a pochi passi da noi. È proprio dall’antica Pompeii e da comunanze legate ai rinvenimenti archeologici di Villa Cuomo che gli storici abatesi hanno provato a ricostruire l’antica quotidianità del nostro paese: una vita prettamente agricola, legata alla produzione domestica di vino e formaggi. E se ci fosse altro? Certo, sappiamo da altre fonti che il nostro territorio è stato scenario di diversi popoli, tra cui gli Etruschi e i Sanniti; ma se ancor prima Sant’Antonio Abate fosse stata fulcro satellitare delle polis pompeiana e stabiana (considerando che l’asse principale abatese si fonda proprio sull’antica Via Stabiana, che collegava l’attuale Nocera Inferiore con Castellammare di Stabia e di cui alcuni tratti ancora si conservano, anche in territorio abatese)? Di certo, in epoca romana, il nostro non è stato un territorio abbandonato; ma quanto davvero sappiamo della nostra storia? 

A rispondere a questa domanda, ci ha pensato il fortuito caso dei lavori pubblici. Da alcuni mesi la piazza Don Mosè Mascolo è oggetto di riqualificazione, con un progetto che ne stravolgerà la faccia, ma di cui probabilmente, nemmeno i progettisti possono prevedere gli esiti, dato che proprio in questi ultimi giorni sono stati rinvenuti alcuni resti archeologici all’interno del cantiere. 

Nella giornata di ieri (8 febbraio, ndr), ci ha raccontato la dr.ssa Anna Iolanda D’Antuono, c’è stato un sopralluogo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli. “Nessuna dichiarazione ufficiale da parte del Comune di Sant’Antonio Abate e della Soprintendenza”, sottolinea, “almeno fino a quando gli esperti non verificheranno l’importanza storica dei reperti, stabilendone l’epoca e le caratteristiche”. I lavori per la nuova piazza continueranno, assicura l’assessore, poiché il ritrovamento dei resti non ostacolerà la riqualificazione dello spazio pubblico, ma “se si tratterà di resti autentici, saranno sicuramente valorizzati all’interno della nuova piazza”, per dare risalto alla cultura e alla storia della nostra terra: “un possibile valore aggiunto al nuovo volto del centro cittadino”. Ovviamente bisogna avere certezza dei ritrovamenti e per questo nei prossimi giorni, dopo le verifiche della Soprintendenza “il Comune provvederà a comunicare ufficialmente, nel caso, l’autenticità dei reperti”. 

E se questo rinvenimento fosse la prova che Sant’Antonio è ricca di tanti altri resti del genere? Per ora possiamo solo augurarci che questo nuovo ritrovamento, nel pieno centro cittadino, possa fare da monito per la realizzazione di una nuova idea di paese, dove a farla da padrona sia la cultura e non gli interessi personali, dove si prediliga la conoscenza profonda della nostra terra all’indifferenza di ciò che ci appartiene.  

Come disse Franco Minissi, architetto restauratore: “Il concetto di conservazione attiva del patrimonio storico-artistico e ambientale va interpretato e reso operante quale superamento della sua pura conservazione fisica di interesse limitato e circoscritto a settori specialistici, per essere utilizzato operativamente quale mezzo insostituibile di promozione culturale ed educazione permanente della società.”  

Si deve cercare, attraverso possibili progetti di tutela, di risvegliare non solo lo spirito romano che risiede nelle nostre terre, ma tutta la popolazione che vive ogni giorno questa terra e ne ignora, inconsciamente, la ricchezza. 

Gabriele Cesarano

Sono Gabriele, studio architettura nella splendida cornice di Napoli e scrivo per Tutta N'ata storia insieme ad un gruppo di amici ormai da un bel po', nella convinzione di riuscire a reinventarsi sempre, nonostante tutto. Questa esperienza è nata quasi per caso ed insieme a tante altre ha fatto di me la persona che sono oggi, una persona diversa da ieri e anche da domani, che non vuole mai smettere di crescere e di imparare continua a leggere