Festa di Sant’Antonio Abate: tra quel che ci manca e quel che è in programma

Il 17 gennaio è alle porte, ma anche quest’anno causa Covid non ci sarà nessuna festa di Sant’Antonio Abate… O almeno non come eravamo abituati a viverla. Noi abbiamo voluto ricordare quel che ci manca prima di ricordarvi gli appuntamenti comunque programmati in onore del nostro Santo Patrono. Vi auguriamo così buon 17 gennaio.

17 gennaio, qualche giorno prima e qualche giorno dopo: è la festa di Sant’Antonio Abate, cosa vedi? Chiudi gli occhi, prova ad immaginare… Le scuole chiuse, i fuorisede che tornano per l’occasione, le strade intasate, le luci, la fila all’ingresso della Fiera, i padiglioni in serie, le composizioni floreali bellissime, gli abiti da matrimonio eccentrici, i porchettari…

E lo senti l’odore dei panini? C’è quello coi broccoli, il classico porchetta e patatine, qualcuno preferisce la sfogliatella salata o le polpette. Poi c’è dello zucchero, filato e non: un odore forte, quasi acre, che è quello della festa.
Sembra di mangiare anche senza sfiorare nulla… Ma, panino o sfogliatella, dopo c’è sempre spazio per una graffa, un cannolo siciliano, un dolce tipico pugliese…

Il vento punge un po’, però per fortuna arriva il fuoco del ceppo che brucia sulle guance: il contrasto è poesia, non pensi? Le mani si scambiano bicchieri di vino rosso e poi si intrecciano per ballare la danza della tradizione. Ci si abbraccia sotto al palco mentre la musica va. Un po’ si piange, tanto si ride. Dall’altra parte ci si tocca spalla a spalla con sconosciuti perché la fila avanza lenta; ma c’è tempo per scambiarsi sguardi e sorrisi.

La musica è alta, sempre: nell’area giostre, tra i padiglioni, al parcheggio. Tutto suona meglio, perfino le voci dei venditori al mercato. Ti ricordi? Ogni anno torniamo a casa con qualcosa che ci sembra fenomenale: panni per la cucina, crema per lucidare le scarpe, padelle super-mega-magiche… E ogni anno ci chiediamo che cosa abbiamo comprato e perché, fino a rifare esattamente lo stesso l’anno dopo.
Si compra sempre qualcosa al grande mercato del 17, è tradizione. I bambini decidono tra giochi e animaletti. Spesso optano per il pesciolino rosso, perché c’è la benedizione ed è bello partecipare da protagonisti.

Ecco che suonano le campane. Il Santo sta uscendo dalla chiesa, pronto per il giro per il paese. Le persone si accodano numerose e molte di più lo aspettano ai balconi di casa propria, col lenzuolo buono steso in segno di rispetto. Qualcuno prepara ancora “o’ fucarazzo’” davanti al portone, tanti lanciano fiori e baci verso la statua in processione. Non c’è bisogno di essere credenti. Si pregano preghiere che non si sapeva di sapere. Si sentono pensieri che non si sapeva di sentire. E ci si sente uniti: parte di una grande comunità che cammina nel rispetto del passo altrui. 

Lo so, non vuoi aprirli più gli occhi. Nemmeno noi. Tra le cose che la pandemia ci sta portando via ci sono le tradizioni, ma forse ancor di più il senso di essere quella unica grande comunità che cammina nel rispetto del passo altrui, almeno nel giorno di Sant’Antonio.  

Ma domani, anche senza suoni, odori, sapori, luci, sensazioni… Domani è 17 gennaio, il giorno della nostra festa patronale. Sant’Antonio verrà onorato:

  • oggi 16 gennaio, alle ore 20.00, sulla pagina Facebook del Sindaco Ilaria Abagnale verrà trasmessa in diretta l’accensione dello storico ceppo, in un mix di folklore e religione che contraddistingue la nostra tradizione;
  • domani 17 gennaio, pur senza processione, anche la Chiesa si dedicherà al Santo, con le celebrazioni eucaristiche in programma in Parrocchia (ore 7.00, 8.30, 10.00, 11.30, 18.00, 19.30).

Festeggiamolo anche a casa Sant’Antonio: andiamo a comprare la porchetta, o il panino già pronto da divorare, apriamo una bottiglia di vino e brindiamo, balliamo se ci va. Ma soprattutto ricordiamoci di quel senso di comunità che il 17 gennaio brucia come “o’ fucarazzo”.

Lo sai che significa “comunità”? Deriva dal latino “communis” che è formato da “cum”+”munis”. “Munis” a sua volta viene da “munus” e si traduce con “compito, incarico, dovere…”; “cum” è facile. Insomma, “comunità” significa “incarico insieme”; compiere un incarico, un dovere, un compito assieme, potendo contare sugli altri. 

Forse è scontato, ma ci auguriamo questo per la nostra festa patronale: la riscoperta del senso di comunità. Che in questo possa aiutarci Sant’Antonio, se ci crediamo; o che possa farlo la tradizione che è tanto forte da costruire la storia. Buon 17 gennaio.

 

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Feliciana Mascolo

“Devi cambiare d’animo, non di cielo”: la frase che mi ripeto più spesso quando mi viene voglia di scappare; ma restare mi piace di più. Credo nelle radici anche quando meriterebbero di essere estirpate. Il mio primo amore è stato – ed è – il calcio. A 14 anni ho iniziato a seguire il Sant’Antonio Abate, prima da appassionata e poi da addetto stampa: Eccellenza, serie D, Eccellenza e continua a leggere