Driftwood art: l’arte ecosostenibile di Iwasaki e Doran-Webb
La driftwood art, ancora molto poco conosciuta in Italia, è una forma d’arte che si fonda sul recupero di legni spiaggiati. Nagato Iwasaki e James Doran-Webb sono, probabilmente, i due artisti che meglio hanno saputo sfruttare le potenzialità artistiche ed espressive del legno di recupero.
Driftwood: legno alla deriva, galleggiante. La driftwood art è il recupero dei legni trasportati dalle correnti, che siano esse marine o fluviali.
Le opere dei driftwood artist valorizzano un materiale che sembra ormai giunto al termine della sua vita utile: sono un assemblaggio di legni spiaggiati e già levigati e lavorati dalle correnti, l’esempio di come migliaia di elementi possano tornare a vivere in campo creativo.
Una tecnica apparentemente semplice che cela, però, un attento lavoro di osservazione; basti pensare che – nella maggior parte dei casi – il legno non viene rilavorato, si utilizza al naturale così come i corsi d’acqua lo hanno restituito.
Il driftwood artist, come uno scultore, compie lo sforzo di scovare, in questo caso tra curve e nodi, le potenzialità intrinseche di ogni singolo pezzo.
Ciascuna opera di driftwood art richiede un lungo lavoro di ricerca materica e di studio della figura, la collocazione di ciascun pezzo non è affatto casuale, ma basata sull’attenta osservazione del pezzo stesso e una chiara e attenta progettazione dell’opera.
Nagato Iwasaki è, certamente, il più misterioso dei driftwood artist.
Di lui si sa davvero poco, quasi nulla. Nessuna biografia tra i primi risultati di ricerca correlati al suo nome. Le informazioni sulla sua persona sono minime, come se volesse lasciarsi conoscere solo attraverso la sua arte, misteriosa almeno quanto lui.
Al nome di Nagato Iwasaki, infatti, corrispondono degli umanoidi lignei: creazioni che sembrano fare riferimento al mondo onirico e si mantengono sospese a metà tra il fascino e il terrore.
Le sculture dell’artista giapponese, con le loro sembianze quasi umane, talvolta volutamente incomplete, abitano le foreste del Giappone dal 1986 e appaiono assolutamente connesse all’ambiente che le circonda, come se si fossero create in maniera autonoma.
Risultano emotivamente inquietanti e poche sono le certezze che si hanno circa una loro corretta interpretazione.
L’opinione più diffusa ritiene che nell’arte di Iwasaki ci sia un tentativo di sublimare la morte, di mostrare come sarà l’uomo dopo il suo ultimo traguardo sulla terra, di generare nell’osservatore un forte sgomento come monito della fugacità della vita umana.
Eppure questi umanoidi, seppure dotati di una sinistra bellezza, se osservati insieme al contesto in cui vengono calati, potrebbero quasi sembrare delle sentinelle, dei guardiani, in una natura che ha sempre più bisogno di essere protetta.
Proprio la natura è il soggetto favorito e la fonte di ispirazione di un altro driftwood artist, James Doran-Webb che trasforma il legno spiaggiato in enormi creature meravigliose: conigli, cavalli, uccelli, animali selvatici e, non ultimi, draghi.
Il lavoro di Doran-Webb è metodico e meticoloso, impiega piccolissimi pezzi di legno nella riproduzione di vaste aree di pelo o piume.
Sono i cavalli al galoppo i soggetti più famosi dell’artista inglese, trasferitosi ormai da ventisei anni nelle Filippine. Realizzati a grandezza naturale, pesano quasi mezza tonnellata ognuno, gli arti e il collo semi mobili permettono alle sculture di assumere pose diverse.
Creare con la natura e per la natura è la filosofia alla base delle opere di Doran-Webb, modellare e incastrare pezzi di legno di recupero significa per lui promuovere la coscienza ambientale.
E certamente forti sono le sensazioni che la sua arte innesca, i concetti di libertà, di natura selvaggia e di potenza sono perfettamente espressi nelle sue maestose sculture, a risvegliare un senso di forte fascinazione nei confronti della natura e della sua autorevolezza.
Nell’ultimo periodo, James Doran-Webb ha ampliato il “catalogo” dei suoi lavori scolpendo, oltre ai maestosi cavalli e altri selvaggi e selvatici animali, imponenti dragoni di legno che sembrano pronti a prendere il volo.
Ha creato due epiche sculture: “The Wyvern in the Baobab” e “Wyvern’s Folly”.
“Non puoi aspettare che arrivi l’ispirazione. Devi andarne in cerca con un bastone”, sono le parole dello scrittore Jack London. E dinanzi a questa citazione, la driftwood art sembra quasi aver compiuto un ulteriore passo, cercando proprio nel bastone la sua fonte d’ispirazione, dimostrando come anche il più umile dei materiali, tipo un legno spiaggiato, possa ritornare alla vita, se solo qualcuno si sforza di osservarne il valore intrinseco.
La più realista tra i sognatori, la più disfattista degli ottimisti. Una perfezionista, dicono in molti. Futuro architetto, innamorata dell’arte in ogni sua forma. Mi piace osservare, scovare il dettaglio sfuggito al primo sguardo. Camminare a testa alta, perché ho imparato che la prospettiva sa cambiare di continuo e – con gli occhi bassi – si perde tanta bellezza.
L’università mi ha trasformata in continua a leggere